Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

profonda unità culturale e psicologica della intelligencija italiana~ della forza della classe.di potere al di là d'ogni interna divisione, della .compattezza dello Stato, si impone a chi voglia capire i fatti del 1914-'15 e liquida molti facili giudizi, rinviando alle radici lontane, e quindi ad un ripensamento piu rigoroso çlei contrasti di classe nel periodo prebellico e del rapporto stesso PSI-classi popolari; suggerisce, infine, una valutazione adeguata dei contraccolpi dello sfacelo dell'Internazionale e particolarmente del pronunciamento nazionale del partito tedesco. Su questo piano il fenomeno cui ci riferiamo si configura come il risultato tipico di una grande sconfitta internazionale del socialismo, con il rifugiarsi dei gruppi dirigenti nell'ambito nazionale e patriottico. Nel suo complesso e considerando che l'Italia non fu travolta subito dalla guerra, il PSI non fa eccezione al quadro; solo dopo la. defezione del Mussolini, e piu particolarmente nel corso del 1917, la intransigenza pur velleitaria e superficiale del Serrati e poi il rafforzamento della tendenza ,intel'.nazionalistica rivoluzionaria rappresentata soprattutto dal Bordiga introdurranno elementi nuovi a livello dell'orientamento generale del partito. Ha pesato, nel determinare la formazione delle leggende cui sopra abbiamo accennato, la sopravvalutazione delle espulsioni del 1912 come espulsioni del riformismo tout court dal partito, come liberazione dall'opportunismo: lo stesso Lenin non sfuggi a questo errore ottico e solo nel dopoguerra avrebbe riconosciuto la presenza e la forza del riformismo nel PSI, quel riformismo turatiano che era stato capace di reggere· e di trasformarsi proprio nelle condizioni piu sfavorevoli. Importanti avvenimenti sopraggiunsero a dimostrare l'oscillazione del PSI fra i due poli, tra loro in quel momento non contraddittori, della neutralità assoluta e del filo-intesismo. Se la freddezza con la qualè i dirigenti del PSI trattarono le missioni Ellenbogen e Sudekum (28 agosto-1° settembre 1914 ), inviate per colloqui e per pressioni sui compagni italiani delle direzioni dei partiti socialisti austriaco e tedesco, testjmonia dell'orientamento avverso agli Imperi centrali, la conferenza socialista italo-svizzera di Lugano, riunitasi il 27 settembre, si chiuse su posizioni di pacifismo difensista. Le posizioni di Lenin erano probabilmente note anche ai delegati italiani (tra i quali il Lazzari, la Balabanoff, il Serrati, il Turati, il Modigliani, il Morgari), ma non vi sono segni che siano state tenute in considerazione; l'assenza del Mussolini, il silenzio del Serrati e la scarsa parteIX BibliotecaGino Bianco

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