Luigi Cortesi ... [et al.] - Il Psi e la Grande guerra

cipazione della Balabanoff al dibattito ne diminuiscono fortemente l'interesse, mentre il Lazzari si fa sostenitore di una sorta di wilsonismo ante litteram. L'analisi della guerra come conflitto imperialistico finisce cosf con una proposta ai governi dei paesi neutrali di rendersi promotori di consultazioni per la pace. L'irrealismo di questa · posizione è evidente, cosf come la mancanza di vie d'uscita dalla crisi dell'Internazionale. Il disorientamento dell'ala del PSI che ·stava a sinistra del Lazzari si riflette anche nell'atteggiamento del Mussolini, esitante una via piu sensibile al « foruncolo sentimentale » filo-francese e alla necessità di scegliere « fra i due mali [ ... ] il minore » e cioè la vittoria dell'Intesa (Avanti!, 10 settembre). Ben presto il direttore dell'Avanti! - che ancora ai primi di settembre aveva dichiarato di dissentire dal realismo intesista del Graziadei (ibidem, 2 settembre; l'articolo del Graziadei era stato pubblicato il giorno precedente in forma di lettera aperta sotto il titoJo 1n tema di « neutralità italiana ») - fu al centro dell'attenzione degli interventisti per le sue ammissioni della inevitabilità d'una guerra antiaustriaca. Dopo una ripresa di neutralismo - da mettersi in relazione anche con i risultati d'un referendum indetto tra i lettori dell'Avanti! - egli s·i decise a rendere noto _il suo pensiero in un articolo che suscitò grande scalpore. Il titolo dello scritto, Dalla neutralità assoluta alla neutralità attiva ed operante (ibidem, l 8 ottobre) e una parte delle argomentazioni che vi sono portate, rispecéhiano bene tutto il movimento d'opinione al quale abbiamo accennato. Il Mussolini, insomma, raccoglieva varie suggestioni, interne ed esterne al PSI e di diversa ispirazione ideale - dal Graziadei al Corridoni, dal Battisti al Panunzio, da Salvemini al De Ambris; e non vanno ovviamente trascurate le voci dell'Hervé, del Cipriani, del Kropotkin, e la débacle dell'internazionalismo - compiep.do però il tentativo di metterle alla bas_edi un mutamento di linea del partito (la cui Direzione era convocata quel giorno stesso a Bologna), o meglio di stabilire una linea che il partito, adagiato nell'attesismo e nel nullismo, non aveva. Era possibile, si chiedeva in sostanza il Mùssolini, continuare a conciliare la proclamazione della neutralità assoluta con la distinzione fatta fin dall'inizio tra guerra e guerra, tra alleanza e alleanza? Non sarebbe stato questo un « imbottigliare » il partito, togliergli ogni possibilità di manovra? Le vie d'uscita dall'immobilismo erano due: o quella dell'herveismo « vecchio stile », fino all'abbattimento rivoluX BibliotecaGino Bianco

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