Ernesto Mezzabotta - Il 1848

IL 184.8 01 la loro misera vit.a. Per tutto correan monete di conio tedesco, abbondavano nelle tasche più ignobili ; funestata eea ogni via da ~inistre figure;. udiasi narrare a ogni pa~so qualche reo fatto; ognuno diceva, incontrandoti - Guardati ! - e i disordini sempt1e crescevano. «N è a questo il governo mettea rimedio con provvidenza di sorta. Il cardinal .Gizzi, segretario di stato, vinto dalle infermità, stanco di lottarP, a~territo dalla burrasca vicina, benché si abbia nel cuore nobilissimi sentimenti, non altro facea che itet~ar la preghiera d' essere licenziato; quindi poco o nulla operava. La polizia stavasi colle mani alle ascelle, nulla scorgendo, o nulla volendo scorgere, nè l'inquietudine popolare, nè gli agitatori politici, nè i ladri, che verso il lO di luglio a Roma derubavano in una sola contrada sette · botteghe. Se m.ai la scuoteva un 'lamento, inacerbiva la sciagura col deridere, e il derubato s'udiva rispondere: Il popolo tiene)a pol1zia. Che possiamo noi farci~ - Ed occupavasi invece ad· attorniarsi di tristi, a serbare le antiche sue creature, e a scio· gliere passaporti a uomini sospetti, a ist:gatori e ministri delle passate oppressioni. Così nel profondo covavano i turbini: nell'alte regioni v'era un sembiante di sicura quiete ; lagg!ù tempesta, lassù limpidissimo sole, Onde i cittadini che tutto dicean pel meg!io, già dubita· van tradite le oneste speranze, secondate le Inique; quelli che tutto reputavano male, grid -tvano al peggio; non tacevano le scambievoli accuse ; e trepidavano tutti. Indarno i più moderati esortavano a pazienza; addimo- . stravan saldi provvedimenti chieder gran tempo; molte e non facili a vincere le cagioni d'indugio ; solo il tempo essere medici11a valevole a rimetter -"-l'ordine _: dov'è Idi-

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