Carlo Sancasciani - Quattro parole libere sull'attuale condizione dei parrochi delle campagne

8 sbalorditi , senza far motto entrarono secolui l'orrido albergo. Appetto del quale una topaia varrebbe tanto oro. Come gli ebbero messo in vista il fatto loro , miei car i signori, riprese, posso regalargli di una grande pietanza di buon cuore, ma di altro no. Vedano il mio cibo; e cavò fuori un pezzo di polenta di gran siciliano; se vogliono , ne ummannirò loro in onesta porzione. Questo è frutto delle mi e mani, e bene spesso della benevolenza dei popolani. Lavorare e soffrit·e sono mie parti indivise. - ,Fortuna che aveano fatto preda! misero fuora il $elvaggiume, e datisi attorno, e fatto un bel fu oco, in breve ora si refocillarono. Il buon parroco non si era mai trovato a star così bene; ma gli ospiti non si fecero troppo bella idea dello stato decoroso in che l' altrui pietà lo lasciava. -Vasta t'l la materia , e la strada è falla; chi più ne ha, pilL ne metta. Dopo i citati savi rifless i non piovve la manna. Si fissò da P. Leopoldo la congrua parrocchiale in quantità inadeguata anche per quei ~empi, 80 scucl i: ma il fatto era un passo a' mi gliori. E se nel 1785 si abolirono le Decime, nel 17S6 si assegnarono aumenti di rendita alle Parrocchie; pe' quali a molte chiese rurali senes i si elevò la Congrua fino ai 100 scudi. E le med~sime decime , atteso la. povertà d ei titolari, e la insufficienza, in parte, degli aumenti di cntmta si continuarono a prendere; e i Governi posteriori deli catam~nlc lasciarono fare, anzi prestarono per l'esazione fino il favor e del braccio regio. Tanto-

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