Epicarmo Corbino - Marina mercantile italiana?

92 Epicarmo Garbino l'interesse privato, che li incoraggia a realizzare tutto il guadagno possibile dalla loro impresa, ma siccome sanno che potrenbe·ro in tal modo perdere la protezione, certo non agiscono con quella premura che pur li .spingerebbe, se dovessero mutar in piccolo pro•fitto una piccola perdita o se dov-essero fare diventare ottimo un buon rendimento ottenuto liberamente. E non è a dire quello che spesso si vuole ripetere dai protezionisti suna cosìdetta protezione di avviamento, che debba cioè incoraggiarsi un'industri<a nascente nei suoi primi passi e che abbia ancora bisogno di affermarsi. Qui non c'è niente da avviare; la nave quando è pronta si trova nelle identiche c,ondizioni dappertutto. Per -essere ,attiva deve essere amministrata secondo insegna la tecnica, e perciò se uno saprà fare l'armatore finirà bene, se no se andrà a gambe jn aria. Ma non c'è bisogno che lo Stato paghi le spese eventuali dell'espe·rimento; lo Stato si deve preoccupare della economia generale, e si deve proccupare ·anche dell'istruzione professionale, ma non ha nè l'obbligo, nè la convenienza di ap_rire dei corsi di armatori. Chi vuol-e imparare a fare l'armatore lo impari a proprie spese, e se crede che sia troppo rischioso vada -a fare qualche altra cosa; compri rendita, se ne stia a pancia in aria -e non v.ada a disturbare i contribuenti che devono soddisfare altri bisogni generali e, se volete, anche scolastici. 58. - 2a ipotesi. E perchè mai non potrebbe accadere in Italia un fenomeno inverso di quello che accade in Inghilterra nel senso, cioè, che da noi si o,ffrano delle forme di collocamento di capitali più remunerative di queilla offerta dalla marina mercantile? Tutti i protezionisti in materia marittima, probabilmente, non vogliono tener conto di una circostanza che è a parer mio importantissima, pure non essendo ora la prima yolta c e la. si rileva. L'Italia è un Paese povero di ~ bi. •te :a ino 81anco

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