108 ------------- Epicarino Garbino ne dalla parte dei « realisti" o ogni pretesa dei CLsidetti « pratici"· Ed è così ehe si spiega che un'l. tesi seria.mente esposta da uno studioso come il prof. Supinq sia senz'altro se,ppeJlita dall'indifferenza gene. raie, mentre le più stupefacenti affermazioni o di industriali senza scrupoli o d:i gfornali ai quali non farebbe eccessivo piacere un'ind:1gine, sulla provenienza dei fondi, trovano immediato consenso nell'opini 1 one pubblica ed un seguito legislativo a spese dei contribuenti. Non abbiamo inteso receri'iemente un Ministro affermare che bisogna favorire a qualunque costo le costruzioni navali e che se fa d'u'Opo si devono spendere quasi 3 miliardi a questo scopo? Malinconie .che ci farebber9 desiderare un regime diverso se dalla parte degli organi del proletariato non fosse evidente la predispo,sizione e perpetuare i sistemi di privilegio delle, minoranze, attraverso un protezi<onismo operaio che per ingegnosità e violenza non ha proprio nulla da invidiare a quello del « capitalismo sfruttatore! ,, 69. - Sostengo io dunque che fra ,industria delle costruzioni navali e industria dell'armamento in Italia, non solo non esista quel legame di recipr•oca dipenclenza che quasi tutti hanno f.inora asserito esistere, e che trionfa con la confusione che d•e,ll'una e dell'altra si fa nelle provvidenze legislative, ma ci ·sia un contrasto insanabile che deve far decide1,e il pubbHco ad esaminare i due problemi come due problemi contrappiosti, aventi di comune solo un punto di contrasto. Ed a qu~st'affermazione sono indotto dall'esame delle caratteristiche economiche delle due industrie, dalle q!iale rilevasi, che quello che forma la finalità di una d; esse tende a deprimere il red•dito dell'altra. La nave è infatti il prodotto fìnfio dell':inaustria delle costruzioni navali, a cui preme quindi di rea1izzarne il valore col massimo vantaggio consentito dal mercato; essa è però quella che si potrebbe chiamare la spesa di imBibl1oteca Gino Bianco
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