La fede nei trattati, le potenze segnatarie e l'imperatore Napoleone III

-52ganimitit, politica illuminata, infallibile, non è ancora compresa. Gl' interessi, come i partiti, si volgono indietro. Invece di comprendere la politica nuova d ' espansione dell'idea per la pace tanto n lungo quanto è possibile, si spav t·ntano d'una guerra pronta, universale; essi soffocherebbero questa politico, se ella fosse meno ferma, meno conciliante, meno lunganimine, meno confidente, non nel pensiero del momento ma nel pensiero immanchevole , nel cuore incurrotlibile della nazione. Non è anche questo un martirio ? XIV. Concludiamo. Sorge un ero novella. La Fede della rivoluzione Francese_, ùi Napòleone I, d ella Santa Alleunza nel ~1815, del Papato nel 1_848, ùel fatto di Napoleone III, si traduce di g ià in in- , t 2rvento, in favore delle nazionalità, che reclamano i suoi diritti dalle sovranità in disaccordo. È il bi sogno dell'epoca. Le nazioni che con tanti mezzi possono prosperare d'ora innanzi coll'aiuto delle loro reciprocità, non debbono esser ritarrlate n el loro cnmmino, e ri sospinte in senso inverso delle loro necessità . Le armi tolgono uomini e capitali al prog re sso. Si deve dunque venire o presto o tardi al disarmamento. La riduzione delle armate porta seco quello delle imposte; questa porta seco la comoditò, la tranquillità, le autonomie , le libertà, e la cooperazione

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