Massimo d'Azeglio - Ai suoi elettori

2H scena ne sanno un punto pih degli imp rcsarj teatrali. Quando siamo al teatro, e sia la scena, verhigrazia, nel foro romano; che un impresario metta insieme una cinquantina di visi piil o meno romani, li faccia uscire dalle quinte da un lato, girar davanti alla ribalta, rientrare dall 'a ltro lato e poi riuscire di nuovo, e seguitar lo stesso gioco, onde i cinquanta pajano migliaia, la cosa è in regola e saremmo mollo indiscreli se pel prezzo della porta pretendessimo di pii1, e rìon volessimo accettare quei cinquanta galantuomini come il complesso di tutto il popolo romano. 1\ia nelle rappresentazioni politiche, qtwndo la scena è sulle nostre piazze e per le nostre strade; quando poche comparse non solo vogliono farsi credere un int.ero popolo, ma pretendono esercitarne la suprema autorità, e far la legge a tutti, bisognerebbe esser imbecilli per accettar questa legge. Eppure ..... mi rincresce di dirvelo, la cosa va così, n è più uè meno. Una compagnia di comparse eli professori di ch iassi e di tumulti va girando per l'Italia da un paese all'altro coll'incarico di rappresentare • il popolo. Chi ha bisogno di un popolo, d' una dimostrazione per diventar ministro, o per allro, se l'intende col capo•comico, la compagnia ar- · riva, le sì danno pochi soldi, le parole da gr i·

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==