Lettera con cui Vincenzo Gioberti si associa alla Giovine Italia

62 A GIOBERti E se non ci potesse dare, coma il vostro Principato Costiwzionale, l'unità , e la {or'{a, e il credito , e la prosp~rità tanto a noi cara, e la quiete sopra ogni cosa carissima, basta bene per or·a che ci apporti, col sacrificio d'ogni altro bene, l'indipendenza e r onore. Che se poi tutti i popoli d' Eut·opa dovessero veramente, come voi temete, aver gelosia e spavento, tal sia di loro. Meglio far gelosia e spavento coll' imper·feua nostra Repubblica, che col perfetto vostro Monarcato fat·e , per altro indefinito tempo, disprezzo e pietà! Ma non solo voi non volete che la Repubblica abbia alcun asilo in Italia, come se non vi avesse già tanti anni abitato in buona vicinanza colla vostra medesima millenaria monarchia; ma non volete che si aduni il CongTesso Italico in Roma. Conciossiachè avrebbe avversi i principi , e nemico il pontefice. Ma sarebbe forse colpa sua? E vorreste voi forse, che dopo tanti mortali pericoli e tante dolorose fatiche pet· raccorre le sparse membra dell' immortale famiglia , noi dovessimo rifuggire dallo stringerla tìnalmente in un Palto, perchè potrebbe non essere accetto a coloro, i quali a della vostra, colle inique leggi, e colla sete della roba e del sangue, e la superba ignavia, e la nequi'{ia e bruttura delle loro coorti, fecero povera e guasta e lacera e vilipesa l'Italia? E vorreste forse che la nuova legge si scrivesse a dettalo di colui che benedice a tutti i despoti, e maledice a tutti li oppressi, e fa della servitù un dovere , e della libertà un misfatto? Su via, sacerdote e fllosofo, abbiate vergogna e

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