Lettera con cui Vincenzo Gioberti si associa alla Giovine Italia

• LA GIOVINE ITALIA 6f razza ft·ancese; due, di ra:zza non so se ft~ancese o spagnnola; tre di razza tra spagnuola e tedesca; l'unico italiano) e non ~empre) era eletto col voto e col voto di straniere e nemiche potenze. Il principato ci tenne servi, nulli e dispreggiati nel mondo. Fu ~osi finora; e sarà sempre così. Non fatevi illusione; poichè come, voi dite, chi fabbrica sulle idee sole, non sulla realtà, s'inganna, e scambia la politica colle utopie. Non è vero che la Repubblica spegne affatto lt spiriti provinciali e municipali, La Repubblica non li ha mai spenti io Grecia; li conservò immortali in Italia e Svizzera e America. Le ambizioni dei municipii sono disarmate, quando nn patto d'armi li stringe, e quando la maggioranza delle forze sanziona ciò, che la n13ggioranza dei voti decreta. Che se la Repubblica pare e voi cosa tanto meno matura e perfetta che il Principato Costitu~ionale, sicchè nell'altezza del vostro concetto i fautori della Repubblica paiono retrogradi, noi ammiriamo la sublimità vosti·a. Ma siamo nel nostro desiderio sì miti è modesti 7 che ci rassegniamo per ora alla cosa meno perfetta; poichè ogni rivolu~ione ha un segno, oltre il quale non può trascorrere; e qui si comprende tutto ciò che vi ha di ragionevole e di effettuabile nei nostri voti e nelle nostre speran7.e; e il resto negli ordini presenti è utopia. E noi facciamo verace stima del paese e del secolo, prefiggendogli il detto termine. Poichè solo la Repubblica può rlarci le due cose che voi ci consentile, cioè la federa~ione e l' indipenden~a. 4

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