Lettera con cui Vincenzo Gioberti si associa alla Giovine Italia

56 A GIOBERTI . popoli sono peccati dei principi , i quali coll' asso· luto dominio, colle inique leggi, colle brame immoderate loro e dei tristi satelliti, e colla sete della roba e del sangue, e l'odio del progresso) suggerito dall' ambi-;.ione e dalla paura di perdere l'ingiusta ed eccessiva poten-;.a, rendono i popoli, a propria imagine, corrotti) ignoranti, abietti. Onde • non è a dirsi, quali fogne di malvagità e di bruttura siano le corti dei re, e quanta sia la nequi~ia dei magnati ; ra-;.~a corrotta e perversa ) che sotto li sfoggiati abiti e i modi gentileschi e le-;.iosi, cuopre ogni ribalderia; e pasce la superba ignavia coi sudori d' un immenso popolo) che si agita fra duri stenti· per morire nel dispre-;.-;.o (V ed. note dall'A al U). E vi accendete d'un santo sdegno , accennando a questa povera Italia, guasta, doma ) lacera, conculcata da tanti despoti interni e forestieri; e strappate la maschera ai principi, che con bestemmia nefanda osano chiamarsi cristiani; e soprattutto a Colui che sedeva a capo della Chiesa, e s' intitolava Vicario di Cristo. E gt·idavate : si paragoni il Papa a Cristo ; onde si veda qual, divario sia dal sublime Redentore delle genti a quell' oppressore dei popoli, che non contento a tiranneggiare e trucidare i suoi , benedice tutti i despoti ; sfolgora cogli anatemi tutti li oppressori: adora un principe eretico, grondante del sangue d'un popolo cattolico e generoso; santifica la tirannide come un diritto; impone la schiavitù come un dovere; e condanna la libertà come un misfatto. 6 (V ed. nole dall'A al U).

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==