Lettera con cui Vincenzo Gioberti si associa alla Giovine Italia

54 A GIOBERTI no or ora prostrati sotto al trono dell'avaro francese, e ai sette troni della spezzata Italia, e ai dieci h·oni che la P•·ovvidenza , non senza disegno , commise a nn Cesare imbecille e ramingo, e poscia a un Cesare fanciullo, attendato iu un campo di carnefici, sulle ceneri delle sue ciUà. . E voi rampognate i pontefici, perchè hanno morto (P) la religione, spogliando i simboli delle loro idee, e introducendo nella gerarchia il fasto, e facendone scudo e strumento agli oppressori. E li sfidate a ri· pone in seggio quella tradita religione; e sentenziate che nessuna poten'{a è da tanto, nemmeno la poten- '{a di Dio; perocchè Dio non opera contro la sua legge. E insensati dite coloro che credono coi can· noni e coi gesuiti di puntellare la fede cadente. Se il pontefice intende ridonarle il perduto imperio, la richiami a' suoi principii, e la ponga in accordo col.. l'uomo e col secolo; poichè il secolo è filosofo, e non rinega la ragione, per cenni d'estrinseca autorità. E il libero esame , interdetto già dai cattolici, e abusato dai protestanti, è ora, nonchè permesso, prescritto; pere h è l'umanità)uscita di tutela, vuole (P) affissarsi nell'idea sen'{a ·velo. SenonehP., nella santa fiducia che la coscienza della verità v'inspira, voi non obliare i deboli che non sanno levare a tanto diluvio di Jnce le ciglia ; e promettere che i veggenti e i forti rispetteranno quei simboli , i quali abbelliscono la religione agli ignari, ai fanciulli, alle donne. E aggiungete sicut·tà, pronunciando, che, se U Dominio della verita sull' intelletto dev'esser libero, egli è

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