Lettera con cui Vincenzo Gioberti si associa alla Giovine Italia

DELLA GIOVINE ITALIA . 45 compassione , la riverenza, quanto più è grande la sua infelicità. Lungi da noi i sensi e l'egoismo politico di tali uomini , che noi siam tentati di pospone, come più tristi, ai fautori dei .re. Una rivoluzione pea· noi non è legittima n è santa, se non con questa condizione, ch'ella si faccia a pro del popolo, e sia letteral - mente e rigorosamente un'opera di misericordia , che pasca gli affamati, e cuopra gl'ignudi j altrimenti , non che averla per lecita ; la ripuliamo un deJillo. Consentiamo , che in su Ile prime per l' età corro ti a , pei disordini inveterati, per lo stato di vii là, e pel fango in cui fu sommersa una paa·te della pl ebe (perciò appunto l~ più sacra), pea· la difficoltà delle riforme, e per molti accidenti che accompagnano e seguono i moti civili , non si potrà di colpo recare al popolo quella perfetta ed assoluta emancipazione , che noi tutti desideriamo. Ma la sola necessità, e necessirà vera, non finta, non altra qualsivoglia considerazione potrà apporre limiti a quella :e questi limiti non dovranno essere ererni; ma bensi tàli , che a mano a mano che la civiltà e la libertà porteranno i loro frutti , si possano rimuovere, finchè ogni politico divario scompaia, e la plebe sia ònninamente immedesimata col popolo. Benchè questa mia dicel'ia riesca assai lunga per una lettera , e sia tempo di finire , non ho potuto tutt e lo riconduce al sentiero di quella gloria dal quale piì.1 lustl·i lo devi arono: Paolo ed Agost ino fUI·ono piì1 infinitamente, che a <.li - r~nùc r l'errore, valorosi nel propugnarc il ve ro . -

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