Lettera con cui Vincenzo Gioberti si associa alla Giovine Italia

38 Al COMPILATORI l) no, travagliano, angariano, imbastardiscono, oppri- >) mono , ammazzano i loro sudditi, e li rendono a pro- )) _pria immagi ne ignoranti, corrotti , dappochi ) abietti JJ e cattivi. Queste cose sapeva Cristo; e conosceva che JJ l' iassassino dannato al patibolo, se lo Stato (nota T p. JJ 34) non gli avesse disaetto il pane o l'educazione, ~aJ) t'ebbe riuscito un onesto citladino.- (Avvertenza che s' intende far parte della Nota T. p. 34. - Voi vedrete, o Lettore, nel brano che segue ripetuta da Demo filo, una delle consuete pitture retoriche, nelle quali esso ed alcuni suoi colleghi, per sedurre i deboli, sono maestri. Queste descrizioni formano una delle loro arti predilette; e non è meraviglia vederle sparse qua e là copiosamente ne' loro scritti, mentre nel Piano della Giovine Italia al N. 4. all 'effetto di operar le sommosse fanno capitale dell' arte stessa in questi termini= Parlate spesso, molto, ll e per tutto delle sue rnisen'e e de' suoi bisogni (cioè " del Popolo) Il popolo non intende ancora, ma la par4 » te operosa della Società si penetra di questi sentimenti - di compassione del ;popolo, e tosto o tardi opera; le • discussioni .•• non sono necessarie nè opportune; vi '' sono parole generatrici, che contengono tutto : LIBER- " TA- DIRITTI DELL'UOMO- UGUAGLIANZA ecc.; » ecco q·uello che il popolo comprenderà, sopratutto quan- ,. do vi si opporranno le parole di - DISPOTISMO, ve le prostrare sulla pohere pronunciando il nome di Cristo che fu non pm sublime, qnal voi vi limitate a chiamarlo, ma di '?ino, cuna tc il capo innanzi il di Lui Vicat•io il quale è infallillile come Depositario tli quel Vero che appresso al transito dei secoli rimane inlcgt'O ed immobile e non ha confine che entro l'eternità. E non

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