Lettera con cui Vincenzo Gioberti si associa alla Giovine Italia

DELLA GIOVINE ITALIA n perfettamente popolari, cassandone ogni ombra di >J forza e di .dominazione; rendendo i suoi capi elettivi; >> e delle elezioni facendo regola la capacilà degli elel- >J ti, e principio l'autori là del popolo (nora T): e finalnismo, di struzione c rovina della Società; c se accoglieva pietoso il pubblicano c l'adultera per·chè penti ti tlel lor fallire, discacciava sere· ro gl' impenitenti profanatori del tempio, c Giuda perivn miseramente. - Non questa povera Italia è lacera e concul,;ata dlt despoti i ·nlerni e {orcstie1'i, ma sì da una turba di miscredenti cd ingrati suoi figli (non intendo parlare delle vittime della seduzione fra l e quali lamentiamo giovani d'ingegno c ù' onore), che coll a maschera dell'1'poc1·isia, e bestemmiando Cristo cantano le glori e del Pontificato, fingono di propugnare il ciltlolicismo, e di sostenere il prima to civile mora.le t!Plla patr·ia, mentre, com'essi ne son pr·ivi, tcutano orbarc Ici del lume della fede e d'incatenarla schiava ad un so r·dido paganesimo. Appresso la maJmentita , oggi svclara scelcraggine di cotesti novelli Calilin<J, in che si r·isolvono se non se in tl'ii.Jttlt) ùi lode gli oltraggi, onde crr.de Demo1ìlo vituperare le potestà e le J'eggie dci Crsari, il senno c la giustizia dei ministri , e dci mt1gistrati, e per·sino la l\Iaeslà Santissima del Pontelìce i' E p<:~t·lando del VicHio ùi Gesir Cristo, come poteste, o Demofno, p;·c!ender·e di cotanto insultarlo nella lettera alla Giovine Italia , se poi nel primato civil e c morale ne tessete· in piì1 luoghi uwmagnilìco encomio?- Come nella lettera con Yoce saceilega o s<:~te dirlo - oppresso- " re di popoli , che non contento a tiraneggiare l' t r·ncidare i , suoi, benedice tutti i despoti, sfolgora cogli t1natemi tutti gli op_- " pressi, adora nn principe eretico ••• bandisce l a crociala contro ,, ogni civiltà, santifica la tirannide come un dil'itto, impone la sellia- ,. vitìt come un dovere, c condanna la libet·tà come un mi s f<~tlo - ,come, dissi, poteste ciò affer·mare, se voi stesso nel Pr·imc::Lo vi espr·i- , mele - ( Pag. 118, 119 vol. t.) Siede presso il Campidoglio un ., nomo c:~nuto e venerando~ che ha sudditi spontanei eù osscqncnli n in tutte le parli del mondo abitalo. Questo sublime YecchiCI regna , colla sola autorità della parola sugli animi liberi de' snoi sog!!'et- ,, ti., e senza aver cannoni eri eserciti impera salvando c llcucrliccndo . ,, T-'a legge elle egli insrgna c promulga, le gge di pace, di amore,

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