Lettera con cui Vincenzo Gioberti si associa alla Giovine Italia

DELLA GIOVINE ITALIA. 19 po tt di dismettere gli etTori dell' età passata, e una morta e superficiale filosofia, che agghiaccia l'anima, e non penetra più addentro, e una squallida teologia di bolle, di frati, di gesuiti, di scolastici; e risalendo all' evangelio primitivo , e alla primitiva tradizione (la quale emerse dall'angolo misterioso di Palestina, dove le dottrine di due mondi, che perivano frammischiale insieme , ne pt·odussero una nuova nata alla etet·nità ) , penetrando la corteccia , e giugnendo fino ·all'ultimo midollo con istudi forti, luminosi, severi e degni del senno italiano, convincere gli intelletti increduli o superstiziosi, che il Cristianesimo ne' suoi dogmi è filosofia, e pura filosofia, intera e bella come esce dalla ragione, simboleggiata in Minerva uscente dal cervello di Giove, filosofia senza mancamenti e senza aggiunta, non ignuda, e solamente astratta, ma vestita di forme piacenti alla imaginativa, ed al cuore. Nella sua morale è libertà; e non altro che libertà; primieramente deJI' animo, dove la passione è il tiranno) la ragione è la legge che lo vince e doma; poi nel mondo esteriore e civile, in cui ella si diffonde, come conseguenza e imagine di quella prima, r,oJie institnzioni e le leggi di Repubblica ben temperata. Sè parve che Cristo liberatore non parlasse apposilamente di quest' u.llima, ciò nacque, perchè prima d' inalzare l'edificio faceva d'uopo gittare le fondamenta. E questa, in qnel mondo conoJfo e barbaro, era l'opera di molli secoli; nè avrebbe egli ottenuta la prima, se con immaturo conato tentata avesse la seconda, .quando il soggetto non era ancor atto a pigliare qne-

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