Francesco De Luca - I Fasci e la questione siciliana

- 27 - I fascisti furono invitati ad una l"iunione in Municipio; un pa:::zo (un pazzo autentico, già ricornrato al manicomio) certo Mondello, abilmente messo su, cominciò a nome del Fascio a fare proposte evidentemente premature; i prop1·ietari le rifiutarono; di qui grida, proteste, baccano e intervento dei soldati, dalle cui mani la folla strappa i;rli arrestati. L'agitazione cresce, il momento si fa scabroso; si grida d'andare a casa del presidente del Fascio, il maestro comunale Bivona, che dalla finestra, pur affermando i diritti del proletariato, invitò alla calma. Lo si prega di scendere sulla via e con belle maniere lo si arresta - lui che avrebbe potuto impadronirsi di Casteltermini, dalla cui popolazione era idolatrato! Che il contegno di Bi\'ona fosse stato de' più corretti lo confermò allo scl'ivente e al signor Caratozzolo. cassiere del Fascio agrigentino, il signor Pellitteri, proprietario di Casteltermini e non tenero del Fascio. Arrestato il Bivona, si credette raggiunto lo scopo; ma a presiedere il Fascio fu chiamato il Di Napoli; anche questi dopo poco tempo arrestato e sempre per denunzia calunniosa; infatti il 'fribunale lo rimise in libertà. XIV. Ultime calunnie ed insidie. - Chi promosse i disordini ed a chi giovavano. - Quel che avverrà. Da tutto ciò e da tanti episodi consimili, che per necessaria brevità lascio nella penna, si ha ben diritto di concludere che, se i tumulti scoppiati sulla fine del 1893 avevano radice nei disagi divenuti insoffribili e nei quali soffiarono i partiti amministrativi d'opposizione, pure le cosidette « maggioranze » locali e l'autorità politica li determinarono pensatamente, spingendo con agenti provocatori le popolazioni rurali ad incomposte violenze, onde aver agio di intervenire con la forza, che di giorno in giorno si aumentava con invio di soldati. B1bhotecaGino B 3"CO

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