Discorso del conte Terenzio Mamiani recitato al banchetto ... - 1847

t a so rimprovero, noi siamo li stessi che i padri nostri; e la invasione de' barbari altro non à pur fatto che insinuare piccioli rivi d'estrania vena nel regal fiume delle razze latine; e que' rivi o sono già dileguati, o, come insegnano i fisici, servito ànno a ravvivare la virtù e l'efficacia d~ li e antichissime stirpi. Nè a chiunque s'ostini di ciò negare dobbiamo rispondere altra cosa se non invitarlo a girare gli occhj verso le sacre sponde del Tevere. Là veggia, là contempli la forza e generosità indomabile delle vecchie progenie. Essendochè quella misera plebe romana giaciuta in sonno in gelo e in torpore di servitù e d'ignoranza pel voltare di qualche secolo e dopo aver tollerato lo sprezzo oltraggioso non che degli strani ma de' medesimi compatrioti, ecco si vien riscuotendo alla voce soave del suo Pontefice e fa l'Italia e l'Europa ma'ravigliare de' pensamenti e delle ope-

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