Marco Minghetti - Discorso agli elettori del collegio di Legnago

37 roli. Io so bene che, venuto al ministero, egli ebbe tempo brevissimo di agire, comprendo tutte le difficoltà che vi erano a modi:ficare la situazione affidatagli. Non posso nè debbo essere severo. Ma, consultando il Libro Verde, mi pare di scorg~re che una sola preoccupazione signoreggiava il suo animo, quella di non impegnarsi in eventualità ignote. Gelosi della nostra libertà, noi chiudevamo le orecchie persino alle comunicazioni che dopo Santo .Stefano voleva farci l'Inghilterrao Il conte Corti si faceva il segno di croce come alle t enta· zioni del maligno. (Ilarità vivissima ed applausi) È vero ! noi andammo pienamente liberi a Berlino, ma trovammo che già ogni cosa vi era preordinata e stabilita. La nostra libertà vi giungeva ignara di tutto e impotente a tutto. (Applausi) Lasciatemi, di grazia, fare un'osservazione. Nell'esercizio dell'arte diplomatica occorrono due qualità, che a prima giunta sembrano opposte, eppure sono necessarie entrambe: una grande long~nimità di as pettazione e una grande prontezza nel risolversi e nell'afferrare l'occasione quando vi si porge ; saper carpere diem. Laonde pur consentendo, che noi abbiamo libertà intera per quel giorno che il trattato di Berlino dovesse mutarsi, io dico : perchè questa libertà produca utili effetti, uopo è che noi

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