Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

602 IIRATRICE CÙNCI Cotesto fragore eccheggiando di arcata in arcata, Scosse per ogni angolo della casa di Dio le antiche sepolttire, poi‘di mano in mano sfumò, e fu fatto silenzio. Delle torcie una sola rimase accesa, a rischiarare pochi passi del pavimento attorno al feretro. Le liampade, che ardono fioche a grandi intervalli davanti gli altari dei santi; fanno più solenne e paurosa la Oscurità del luogo. CAPITOLO XXXII. IL SEPOLCRO. Ove riposa il tuo capo caduto, Che raccolto, e da man pia ricongitintO Al virgineo tuo collo,.ebbe ghirlanda, Simbolo del dolenti anni recisi Sul mattin della vita ? ANFOSSI, Beatrice Cèn,Ci Si ode un'orma : si ripete. È passo di vivente,- che muove versò feretro. Al chiarore della iorcia si svelano le sembianze di Padre Angelico, bianche come la cera della torcia che arde. A che viene il povero frate? Si pone a sedere sul gradino del feretro presso' al candeliere; si abbraccia le' gambe, la fronte appoggia sopra le ginoc- chia, e così rimane immobile a piangere e a pregare,. - •Da un remoto angolo della chiesa ecco si stacca .un'-altra ombra. I suoi passi non s'intendono, tanto posano lievi sul 'marmo del pavimento; però sono lunghi, e vacillano. Le varie :lampade pendenti giù dalla volta delle navate riflettono in più di un lato su le pareti e sul suolo diverse ombre lunghe; sicchè pare che colà sia convenuta una mano di gente; forse per compire qualche tenebroso disegno. Ma cotesta è vana apparenza; l'ombra muove da un solo... solo, se togli la compa+ gnia della Sua disperazione. Il petto di costui si alza e si abbassa ansando tremendamente; ma lo anelito egli comprime per modo, che appena si sente l'alito. I piedi ha ignudi, gli, occhi fissi, e sbarrati in molto terribile guisa. Egli è Guido Guerra. Qual pensiero colà lo sospinga si palesa d'al pugnale, che stringe nella destra : quello stesso pugnale con

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