Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

CAP. XXXI. — L'ULTIMA ORA 599 lora la molle Civile partorisce i medesimi effetti, in quanto alla confisca dei beni, che lo estremo supplizio. In questo modo perdonavano i Preti in Roma allora... Alle ore ventidue era 'compita- la .strage. Mastro Alessandro, circondato da gente a cavallo e dai birri pér salvarsi dalla furia del popolo, il quale, giusta il suo costume di prendersela col sasso, e non con la mano che lo scaglia, lo Avrebbe in quel momento sbranato, s' incamminò alla sua stanza di Corte Sav ella. Mentr' egli < stava per farsi aprire la porta bassa donde entrava a mo' di lupo nella tana, la imposta si spalanca improvsisa, e ne viene sospinta una bara da mani invisibili. E' bisognò a Mastro Alessandro spiccare un salto Per non rimanerne offeso nelle gambe. Non era cosa ftióri del consueto, all' opposto ordinarissima, che quinci fossero tratti in quella guisa i 'miseri consunti dal duolo, o laceri dai tormenti; e non pertanto gli sguardi del boia rimasero per uno istante abbarbagliati da un turbine di fuoco. Dopo la bara, curvi sul dorso sbucarono fuori quelli che l' avevano sospinta*, e fra questi uno, il quale, come se non pregiasse, o avesse in uggia la facoltà data all'uomo di stare dritto su i piedi con la faccia volta al firmamento, a mo' di bestia camminava carpone. Egli era Otre, lo stupido ubbríaco. Uscito fuori torse la faccia, e con* occhio sanguigno fissando il boia, aperse la immensa sua bocca, e . disse: --- Prendi! Dio non aspetta il sabato; ti paga subito. E levato il tappeto mortuario, scoperse il corpo inanimato della povera Virginia. — Poi alzatosi su dritto, e mostratigli i denti nella guisa che le scimmie, dispettando,•costumano fare, soggiunse: — La giunta vale la carne... to'... to'... E barcollando si allontanava. Il giovane •Ubaldino Ubaldini fu trasportato con molto riguardo in casa la bella Renza sua sorella, che fu moglie del signor Renzi; e quivi, con quanta maggiore secretezza fu potuto, attesero a curarlo; sennortchè lo affetto paterno e lo zelò dei medici gli tornarono invano per la furiosa febbre accompagnata da delirio, che di subito lo assalì. I medici ristrettisi con la signora Renza, con le 'lacrime agli occhi le dettero il povero giovane come spacciato; ammonendola per di più, che se passava la nottata non sarebbe giunto a terza del giorno veniente. In vero su lo spuntare cieli' alba il male si aggravò, e così com' era delirante chiese carta, e matita. Per acquetarlo glieli dettero, ed egli con la benda agli occhi, e vagellante schizzò

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