Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

498 BEATRICE' CÈNCT iuta per darle una corona di:. gloria, il Papa gliel' appime per rapirle la sua sostanza ... Ardua cosa •( e' si tatteVa la fronti: tutto 'angoscioso) ardua cosa in verità... .Deh! signor Prospero', non 'gli abbandonate, per carità... — E per di più, sempre distratto favellava il •Farinaccio, in corte mi hanno in Uggia, e- temo che se qUesta volta capita loro il 'destro, mi conciano 'e ..cimano come un 'pannn• francese. • --- In corte io conosco' tali, che sicuramente vi darebbero favore; e so Che voi trovereste i cardinali' Francesco Sforza e Malreo 13a.rberini dispustissimi a secondúrvi.... - Questo sarebbe qualche cosa... 'E 'come' dovrei presentarmi io a cotesti porporati? • • • • ' • — Andate franco; voi li troverete informati di tutto (3).. E nonostante questo' la mente del •Farinaccio tenzonava, fra il sì e il no, e gli si leggeva in volto; siechè il carbonaro con voce di Pianto' insisteva ,pregando: Ed ora che 'sapete tutto. ., h lascerete perire senza aiuto? — E se io mi 'perdo con esso • loro? - Benefizio che si -argoinenia nhn 'è 'benerizio. • • Questo' -dialogo era da arnl•ie le Parti fal (Alato con tanta' passione, 'che Guido Guerra, obliandosi, adoperò la naturale sua voce; però che il Farinaccio non si potè trattenere dallo esclamare: • Voi siete monsignor Guerra. -L- Io? — Lò fui'... • • - Itea piantiern inutatus al) illo! esclaniò il Farinaccio porgendogli la mano. che l'altro StrinSe •affettuosamenie, dicendo: - Ed ora 'che conoscete là mia miseria.... ora che la mia sciagura' Vi sforza al pianto.; mi lascerete voi andarvia disperato? — Ebbene . , alea jacta est. Però, e non velo nascondo, io passo il llubicone con tale uno stringimento di •cuore, che io . non provai Mai l'uguale in Viti mia. Dio ci aiuti! Questa vòlta io - temo che il pesce non tiri dietro il pescatore: ma non è Ciò, che Maggiormente mi travaglia; - io dubito appigliarmi ad un partito donde, piuttostochè •Vantaggio, abbia a nascerne l'ultima rovina. Comprendo bene che in istato peggiore di quello _n,e1 quale di presente si trovano non .ponno i signori Cènci cascare; e tuttavolta non vorrei esSer io quegli che dà loro la pinta. 'Voi poi, MOnSignore, non vi sconfortate che Per questo io abbia a procedere tepido, o irresoluto: mai no . ;. anzi . prendete coraggio dallo. esempio del nostro Redentore, a cui in questo, caso, comecChè indegnisshnarnente,- io . mi rassomiglio. Egli pregò che il calice amaro fosse risparmiato • alle sue labbra, Ma poi lo accettò di gran cuore, e lo bevve da valoroso. - Ora andate; e

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