Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

BEATRICE cliNct eterno dei vero e del bello noi dobbiamo estimare la semplicità, e rammentarci che la verità incede nuda: badi la eloquenza pertanto, e badi bene, di non avvilupparla in mantelloni alla fiernini, a lei basta il velo, che un giorno Socrate scultore ricingeva intorno alle Grazie. La digressione, a vero dire, si produceva più oltre ch'io non pensava; ma oggimai è fatta, e a cancellarla l' animo non mi basta: la conchiuderò affermando in coscienza, che colui il quale si avvisasse di fare della massima parte dei libri forensi un falò in onore della ragione umana, si meriterebbe il nome di Omar della civiltà (l). Il Farinaccio dunque non era uomo da paragonarsi a Francesco Bacone da Verulamio suo coetaneo; tutt' altro: però come perito nella dottrina forense lui salutavano principalissimo a quei tempi. irrequieto e insistente, spesso a forza d'industria egli seppe condurre a buon fine difese ritenute disperate. ; e ciò gli fruttava amplissima fama di sapere da quei medesimi giudici i quali avevano ceduto piuttosto alla importunità, che alla persuasione sua, e questo s' intende; però che volessero confessarsi vinti dalla scienza, non già dal fastidio. La vitalità, che in lui sovrabbondava, non gli facendo rinvenire nello esercizio della sua professione fatica sufficiente a stancarlo, nè i tempi concedendo vacare a pubblici negozii, egli si diede in balìa della crapula e della lussuria. Il suo temperamento in questo gli valse per modo, che consumata talora la intera notte nelle lascivie e nel giuoco, la mattina poi si mostrò pronto, e disposto al travaglio più che mai fosse stato. Con tanta foga si abbrivò nel mare dei vizii, che percorso in breve tutto quel tratto ch' è dominio del peccato, giunse là dove incominciano i confini del delitto; e corre fama eziandio ch'ei li varcasse; ma per virtù d' ingegno, ed in grazia delle protezioni che coltivava potentissime in Corte di Roma, gli riuscì sempre a cavarla netta. Clemente VIII, legale aneli' egli, e che per avere appreso diritto a Roma, a Bologna e in Salamanca si reputava una cima, lo aveva avuto in grandissima pratica mente era auditore di Ruota, e sovente diceva di lui: egli è un tristo sacco, pieno di buona farina. Come facile a donare, il Farinaccio si mostrava anche facile a prendere: costumava creare debiti più che poteva, un po' per bisogno, e molto più per genio; dacchè estimando poco i vincoli dell' amicizia, e quelli della parentela ignorando, soleva dire che il più saldo legame, il quale, secondo lui, tenesse uniti insieme gli uomini era il debito, concorrendo tre funi a formarne il nodo: la benevolenza del creditore pel debitore, la speranza di ricavarne un grosso interesse,

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