Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

4.84 BE A TRICE CP.NC,1 — .Eminenza, incominciò Prospero Farinaceio ,dopo avere inchinato il cardinale Cinzio co" modi sciolti e sicuri che egregiamente gli $i confacevano, io Vi esporrò de .plano la 'causa che mi conduce con tanta pressa ad ossequiare vostra Eminenza. lo vengo a supplicarla, onde mi procuri licenza. di assumere la difesa dei prevenuti Cènci, in, compagnia di ,alcuno -dei prestantissimi Colleghi miei. — Signor Avvocato, rispose il Cardinale aggrottando le sopracciglia, ch' è quello che domandate voi? Cotesti scellerati vi par egli che meritino l' onore della vostra difesa?. La enormità del delitto 'gliela vieta; e sarebbe inaudito concederla, ora che il processo è compito. • — Eminenza, la difesa è di, diritto divino. Il .Signore .la concesse a Caino, e nessuno, io penso,. Io sapeva colpevole meglio di lui. , È vero; Ma la prudenza: umana oggimai ha- stabilito doversi escludere da tanto , benefizio i casi atroci ;e il parricidio parmi Che tra questi si dora considerare come principalissimo. Ditemi, Signor Avvocato, i truci figli concessero al padre, loro tempo per le difese?. Anzi, :e questo è troppo più enorme, gli dettero tanto di tempo ch' egli potesse riconciliarsi con Dio, e salvare P anima sua? — Questo' io non vo' negare, Eminenza; ma ml sia permesso farvi notare reverentemente, come appunto, trattandosi di. caso eccettuato, non si proceda con le regole comuni, e tutto sia rimesso alla discrezione del giudice. — Certo, ma in ciò che spetta alla esasperazione del rigore; conciossiaChè se fosse diversamente (e questo non può sfuggire alla solenne sagacia vostra) il .benetizio crescerebbe in proporzione della pravità del delitto, 'Vi parrebbe, ella logica questa? — E tutlavolta nel mondo governa qualche cosa più potente della fogica, ed è la convenienza. Io non ricorderò, Eminentissituo,' per quanti favori mi chiami legato alla sacra persona di Sua Santità ed alla vostra, nè con quanto zelo io abbia studiato sempre, e studii promuovere, secondo le mie deboli forze, la • esaltazione della vostra casa nobilissima: in ciò io adempio un dovere di gratitudine, e basta. Queste "cose poi mi piacque toc- care brevemente, onde la - Eminenza vostra si persuada, che se potrà trovare di . leggieri un consiglio più autorevole del mio, non potrà con altrettanta agevolezza trovarne un altro del pari devoto. Or dunque io voi -che sappiate, Eminenza, correre da parecchi giorni qui in Roma una voce, e crescere quotidiana- mente ,. la quale dice impossibile cosa essere che. ,

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