Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

CAP. XI11. -- I Giunici 471 capaci di sostenere mirabili.imprese per, uno sguardo della bellezza? Dove i baccellieri di, anni, che co' loro gesti famosi .Somministrarono gentile a..rgomento ai versi di romanzo? Tacciono le armi e gli amori; gli Arabi scomparvero sotto le rovine dello Ahunbra, a questi splendidi cavalieri subentrarono gl'incappucciati fratelli del Santo Uffizi°, nobil gente avvilita, la quale non trovò mezzo altro più acconcio per ripararsi dai tormenti, che farsi anell' ella tormentatrice. - Mirate, di grazia ., dove 1' anno condotta, i frati: nuda fino alla cintura, coperta dello scapulare la faecia, con fruste armate di triboli, stupida e insana si flagella sotto le gelosie delle donne amate, nè si rimane fìnehè dalle aperte vene non le sia sgorgata larga pozza di sangue, e di sangue non abbia resa nera la, sferza, che poi manderà loro in dono come pegno •di costanza, che nè per tempo verrà mai meno, ne per morte. Così, merce il governo fratesco, « avvinsero insieme le Grazie e le Furie, nodo mostruoso da disgradarue quello dell'antico Mezenzio (7). Lo stesso piacere cospersero di fiele, e, contrariando Dio e la natura, lo mutarono in tormento. Tanto possono i frati imbestiare gli uomini!! j fratelli Cenci e la Lucrezia Petroni come smemorati consideravano quanto sotto loro occhi,avveniva, (maste° Alessandro recatasi in mano la zeppa, scalzò il piede sinistro di Beatrice. Breve, asciutto e rotondo, egli pareva opera di greco scalpello condotta in alabastro rosato) e vedono.,...figgere, la parte aguzza della bietta tra la. carne e, l'unghia del pollice: bene a quella vista sentivano 'raccapriccio, ma qual nuovo modo di tormentare fosse cotesto non bene, comprendevano. In breve saranno chiariti. Mastro Alessandro trasse fuori una candeletta, e andò ad accenderla alla « lampada, che ardeva davanti la immagine santa del Redentore; poi l'accostò alla scheggia, che subito crepitando prese fuoco-La fiamma si accosta vapidissima alle dita, e, qualche lingua si avventa precorren,do come ,famelica di carne e di sangue. Atrocissimi ,dolori erano quelli, che da cotesto tormento derivavano; la natura, umana non li poteva sopportare, molto più se <consideriamo lo strazio fatto della misera fanciulla: e nondimeno Beatrice, temendo da un lato sconfortare i suoi, e dal-,. l' altro ,desiderando porgere loro lo esempio del come si abbia a soffrire, domava lo spasimo, e, taceva. Taceva, sì; e insinuata la carne delle guance fra i denti stringeva forte fino ad empirsi la bocca di sangue, per divertire un' ambascia con l'altra; ma non era potestà in lei d' impedire il briyido intenso che le increspava la pelle di tutto il corpo, ne lo stralunamela° delle

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