Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

CAP. 'XXIII. - I GIUDICI 411 qualche grave scandalo, con quella sua fisonoinia da tftntuniinergo troncò le parole dicendo: — Illustrissimo signor Presidente; voi che siete così solenne maestro di proverbii, rammentate avermi ammonito più volte, che chi troppo l'assottiglia la scavezza: se la bontà di vostra signoria illustrissima si . degnasse concedermelo, direi, sempre però remissivamente ai lumi superiori di vossignoria illu... - Orsù, parlate, con mal piglio gli rispose il Luciani. Allora il Ribaldella si levò agile e presto dal suo scanno, e accostatosi ali' orecchio del Luciani vi sussurrò sommesso fin suo concetto-. Egli aveva ad essere infernale davvero conciosiachè il Luciani, Che gli aveva porto ascolto- con ;torbida faccia, la rasserenò ad un tratto, e quasi sorridendo gli disse: ' — Jacomuzzo andate 14 , chè voi farete passata. - Indi rivolto al carnefice - Sospendete pure i tormenti, mastro Alessandro, - proseguì a dire, ,,anzi confortate la paziente, e ingegnatevi a farla, riavere. - Voi altri, prestantissimi signori colleghi, compiacetevi aspettarmi seduti nei vostri', seggi per breve ora di tempo. Ciò detto sparì. ,Quinci .a poco più di venti minuti, nel corridore dond' erasi allontanato' il, Luciani fu. uditó strepito di catene, e subito dopo dalle aperte imposte comparvero Glacómo Bernardino Cè,nci e Lucrezia Petroni, attriti come gente che abbia fuori di misura sofferto, e non siasi per anco rimessa dalle angosce durate. Il Luciani li seguitava come il mandriano caccia dinanzi a se il bestiame, che spinge al macello. . Dopo la notte dello arresto,. Giacomo e Bernardino Cènci non si erano, più veduti fra loro, e la Lucrezia Petroni. nemmeno. AD' improvviso sentirono aprire l' uscio del carcere r e si trovarono, senza sapere, nè .che nè come, l' uno frombolato nelle braccia dell' altro. • . Ognuno pensi come, per tutti cotesti malearrivati fosse pietosissima cosa, e piena a un punto di sollievo e di affanno, incontrarsi, e piangere., e baciarsi insieme, comecchè le braccia incatenate ogni' altra dimostrazione di affetto non concedessero. Posciachè la piena della passione si fu sfogata quattro volte e sei, al,Luciani, il • quale per contenere, la inquieta impazienza si rodeva le ugna, parve bene richiamarli, ed* ammonirli- di quella, eh' ei chiamava invincibile caparbietà 'della, Beatrice. Cotesta sua riprovevolissima pertinacia , egli aggiungeva, formare ostacolo alla chiusura del processo, e per conseguenza trattenere la grazia pontificia, pronta a sgorgare, dopo cótesto atto di umiltà, come

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