Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

CAP. XXII. - LA TORTURA 439 parmi checada il caso. - Dunque persistete a ritrattarvi accusato.? 10Iarzio assentiva col capo. — Tortura definitiva,- non ci è rimedio., sempre pronto osservava il Luciani; e Valentino Turchi ripeteva latrando: — Non ci è rimedio; tortura definitiva. Il Moscati, trattosi il fazzoletto di tasca, si asciugò il sudore dalla fronte; poi si volse al notar°, e gli disse: — Notaro,, ammonite lo accusato a noi insistere nella sua ritrattazione... ammonitelo, che diversamente la legge vuole che venga esposto alla tortura definitiva... ammonitelo, tortura .deli nitiva... che sia... e:,in caso di- persistenza stendete il decreto. — Il dabbene uomo queste proposizioni favellava singhiozzando, e il notar° per filo e per segno le ripeteva a Marzio; cerziorandolo inoltre, che tortura definitiva, significava applicarlo ai tormenti usque ad neeem;• le quali parole latine, in lingua volgare suonavano fino alla morte. Marzio anche a questo assentì col capo, perchè,.ormai la lingua ingrossata impediva la favella. Disteso, letto,, e sottoscritto il decreto, il notar° Ribaldella, volto prima al Lyciani, che alacre gli ammiccava con gli occhi, disse al carnefice: — Tocca .a voi. Mastro Alessandro prese le braccia di Marzio; 'gliele tirò die, tro la schiena; le soprammise una all'altra; le legò con un nodo in croce; tentennò il canapo per assicurarsi se scorresse spedito dentro alla carrucola, e poi, cavandosi il berretto, domandò: — Illustrissimi, conio squasso, o senza squasso.? — Diavolo! con lo squasso, s' intende, e co' fiocchi... — rispose il Luciani, chp non si poteva contenere in Nerun modo. Gli altri affermarono assentendo col capo. —.Mastro AlesSandro, sovvenuto da uno dei suoi valletti, trasse su piano piano Marzio. Beatrice inclinò la ,faccia sul ,petto per non vedere; ma poi, fu spinta da uno interno moto 'ad alzarla. - Orribile! orribile! - Urlando si coperse gli occhi con mille le mani.., quel nudo ossame, stirato in truce atteggiamento metteva a un punto terrore e pietà. Il giustiziere, poichè ebbe fatto toccare a Marzio con le braccia tesi in angolo sopra la testa la traversa dellalorca alta sei braccia da terra, si recò in mano il capo della fune, e lasciò andare. Marzio rovinò giù a piombo fino a quattro dita distante dal pavimento: tremendo fu lo squasso, e si sentirono scricchiolare le ossa, e stracciarsi i muscoli.' Marzio spalancò gli occhi stralunati come se volessero schizzargli fumi dei cigli; aperse la bocca spaventevolmente mostrando tutti i denti, e un singulto secco gli chiuse la gola: subito dopo

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