Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

CAP. XXII. - LA TORTURA 429 scafi non trovò da opporre cosa, che valesse; onde, abbassati gli occhi, ordinò: •— Conducasi la prigioniera Beatrice Cènci. E Venne condotta. Circondata da molta mano di sbirri, e fatta subito voltare con la faccia al banco dei giudici, ella non vide gli arnesi lugubri di cui era ingombra la sala. Gli astanti appùntarono cupidissimamente gli occhi in lei; e, percossi dalla sembianza divina, pensarono tutti come mai tanta perversità di mente potesse accompagnarsi con bellezza sì portentosa di forma. Tutti così pensarono, tranne due soli, i quali ebbero il coraggio di sospettarla innocente; e questi due furono il giudice MosCati, e if giustiziere Alessandro. Il notaro Rihaldella prese tosto ad interrogarla intorno alle sue qualità, ed ella rispose nè timida, nè proterva, come conviene a persona che senta la dignità della propria innocenza. — Deferite il giuramento: ordinò il Moscati. E il Ribaldella, impugnato il Cristo con tale un garbo, che parve piuttosto volerglielo dare sul capo, che presentarglielo per compire un rito solenne, disse: — Giurate. Beatrice distesavi sopra la destra candidissima, così favellò: — Giuro sopra la immagine del divino Redentore, che fu per me crocifisso, di esporre la verità perchè so, e posso dirla; se non potessi o volessi, mi sarei astenuta da giurare. — E così aspetta la giustizia da voi. Beatrice Cènci, incominciò a interrogare il Moscati, voi siete 'accusata, e * le prove in processo lo dimostrano sufficientemente, di avere premeditato la strage del vostro genitore conte Francesco dei Cènci, con la complicità della matrigna e dei fratelli vostri. Che cosa avete da rispondere? — Non è vero. E con tale ingenuo candore pronunziò queste parole, che, non che altri, San Tommaso si sarebbe chiamato vinto; ma il giudice Luciani brontolava fra i denti: — Non è vero, eh? — Accusata; v'imputano, e le carte del processo lo provano sufficientemente, voi avere, in còmpagnia dei predetti parenti vostri, conferito il mandato a uccidere il conte Francesco Cènci ai nominati Olimpio e Marzio banditi, con la promessa del prezzo in ottomila ducati di oro; di cui la metà subito, e l'altra metà dopo consumato il delitto. •— Non è vero.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==