Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

498 BEATNICE CÈNCI I' accusata- poco più di quindici anni. Su di che desidero sentire il vostro savio parere, Signori... — Io per me sono chiaro ,soggiunse il Luciani , e non ha luogo dubbio. Dirò nondimeno in tutta coscienza, e per convinzione, quello che- sento, per la verità. Se consideriamo il diritto, per comune consentimento troviamo stabilito .come la età non faccia caso in atrocioribus; e poiché atrocissimo, e immanissirno è il parricidio, così con piena coscienza possiamo omettere in questo processo le regole della procedura. ordinaria. Inoltre, Signori miei, la malizia nella femmina precorre di assai quella del maschio come la pubertà: di fatti, il gius dichiara pubere la donna agli undici anni, l'uomo a quattordici; nè la quistione della malizia già deve risolversi a ragguaglio degli anni, o per presunzione astratta, bensì in ragione della prova di fatto: per questo modo quei solenni giudici dello antico Areopago condannarono •saviamente a morte il fanciullo ladro della corona di oro al tempio di Minerva, avendo saputo distinguere al paragone le fronde del vero lauro dalle fronde dell' oro; e per me penso, e voi tutti, signori Colleghi, ne andrete persuasi, che pravità maggiore di quella mostrata da questi scelleratissimi nella strage paterna difficilmente possa, non che trovarsi, immaginarsi. Se poi vogliamo attendere alla pratica vi occorrerà copia di casi, per cui conoscerete che la età non *forma ostacolo; tra i quali piacemi ricordare quello che somministrò materia a Sisto Quinto, pontefice veramente grandissimo, di profferire auree parole. Monsignor Governatore faceva, col debito ossequio, considerare al Papa non potersi, com' egli desiderava, condannare a morte il giovane fiorentino, reo di resistenza alla corte in Trastevere, perché non avesse la età stabilita dalle leggi. Se non gli mancano altro che anni, rispose quella bocca benedetta di Sisto Quinto, lo potete far morire addirittura,,perché.noi gliene daremo dieci dei nostri (9). E Valentino Turchi giudiée collaterale, che presentava tutta la sembianza di un cane da macellar° con gli occhiali, affermando osservò: — Ed io rincaro osservando, che non si trattava di caso atroce. — Giustissima considerazione, soggiunse il vecchio Luciani , sentendo quasi rimorso per non averla aggiunta al suo discorso. Il Luciani, secondo la giustizia di cotesti tempi, aveva ragione da vendere. Pur troppo la giustizia di oggi pare ingiustizia domani; anzi da un luogo, all' altro essa muta, e tale si condanna a Pirenze, che si assolve a Parigi. Di questo non vogliono rendersi capaci gli uomini che giudicano: e sì che se vi pensassero sopra ventiquattro ore del giorno non sarebbe abbastanza. Il Mo-

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