Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

418 BBATRICE CÈNCI a sedere nello atteggiamento della statua .della Scoltura, che ani,. miriamo al sepolcro del- divino Buonarroti ;e .quivi si rimase assorta in quiete dolorosa. Ad un tratto trasalì, percossa da orribile rovinìo sopra il capo: intende gli orecchi, e pane che muova da iniposte -chiuse e da catenacci violentemente tirati. Assicuratasi che non era per uscirne peggio, si acquieta; . quando di nuovo venne schiusa la porta del carcere, e gente come la prima volta affaccendata recò pagliericcio, coperta di pelo, ed altri arnesi, e come la prima volta se ne andò villana, o feroce. Allora Beatrice giacque sul pagliereecio senza voglia di nulla, rifinita di forze, stupidamente impassibile; chiuse, gli occhi, ma non dormì: il •Sno cuore era oppresso, e .non -trovava la via di sfogarsi, quantunque le lacrime le sfuggissero dalle palpebre non piante, ma chete chete, come vena di acqua che spicci di sotto a un sasso. La facoltà pensante, quasi sole senza raggi, le . stava fissa nel mezzo della fronte inerte, e tuttavia ardente. In arroto di spasimo sentì' per la intera notte un rammarichi° a mano a mano più fievole di persona che si doleva, e le parve ancora udire, e udì certo, le preci degli agonizzanti: nè punto s'ingannò, imperciocchè nella cella accanto alla sua in cotesta notte passasse a vita migliore uno sciagurato prigione per male di asma. Una malignità suprema, od una stupidità di niente da non temere paragone in terra o in inferno, aveva presieduto all' ordinamento di cotesta carcere; conciossiacosachè, quasi fossero poche le riferite tribolazioni, dieci battagli battessero nel bronzo, e più nel cranio della povera Beatrice, i mezzi quarti, quarti delle ore, e le ore intere: nella dodicesima ora furono percossi centosessanta tocchi;. e v' era da diventarne matti. Più tardi, quando Beatrice domandò per quale causa menassero così increscioso scampanio, udì rispondersi placidamente: in primis, che così aveva ordinato il Soprastante delle carceri; e subitochè il soprastante l' aveva ordinato, la sua ragione ci aveva da essere; e poi, che in quanto al fracasso il soprastante aveva osservato che i detenuti ci si abituavano, e che le campane alla lunga la vincevano sempre• sopra i nervi degli uomini. Nè qui finiva lo strazio: allorchè, dopo tormentosa vigilia, gli occhi di Beatrice incominciarono a chiudersi sul fare del giorno, tre campanelli presero a suonare a distesa, e subito dopo tenne loro dietro lo insopportabile -strepitp di trecento e più catenacci tirati, altrettante porte spalancate, , e P odioso fragore della moltitudine delle chiavi cozzanti fra loro. Quindi si levò una nenia lugubre di . voci discordanti, le quali stridevano. le • litanie su la musica della sega scuflinata a suono di lima, o di marmo ra-

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