Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

414 BEATRICE CÈNCI turiva dai sotterranei di un palazzo. ,Guardando traverso la inferriatdvide intorno una tavola un gruppo di carbonai, che passavano il tempo, secondo che fecero i loro padri, ed i più tardi nepoti loro faranno, bevendo e giuocando, in onta agli sforzi poco lodevoli del Padre. Matteo lo apostolo della temperanza. Sì certo, poco lodevoli, e non mi disdico. O filosofi, che Dio vi 'tenga lontani dalle disgrazie., mi- sapete un po' dire 'come VOi non facciate altro ohe levare al .Popolo, e a dargli non pensiate giammai? Malthus al Popolo contende i connubii; il Padre Matteo il bere; altri il giuocare. La suprema felicità a poco a poco ripongono nella privazione di ogni cosa. Apicio diventato gesuita non pubblica più libri de arte coquinaria, nè imbandisce le mense agli amici; solo la esercita .per uso proprio, ed a finestre chiuse in casa sua. - Aristippo recita in bigoncia i sermoni di Zenone, che ha imparato à mente dopo il convito., Continuate, filosofi; in breve spero persuaderete il Popolo a risparmiare le vesti, e a • cuoprirsi di foglie di fico come il primo Padre Adamo. La gaia vita che stanno per filarti queste Parche novelle, o Popolo! lavorare, soffrire, e morire ». Suonate le cornamuse, intlionate il-peana a questi pellegrini Benefattori della Umanità. Davvero così appare fronzuto l'albero della- felicità del Popolo, che merita bene andare potato dei rami rigogliosi. Noè, ch' era quel gran patriarca che tutto il mondo onora, e favellava col Creatore a tu per tu, per essersi inebriato una volta tagliò egli forse le vili? No certamente, annacquò il vino, e continuò a bere; conciossiachè il vino letifichi il cuore dell'uomo. Licurgo, pazzo melanconico, recise le viti; ma Bacco crucciato operò in guisa. che costui scambiando le proprie gambe pei tralci se le tagliasse di netto; e Bacco fece bene. Guido si risovvenne allora dell'oste della Ferrata; e ricordando in quella stretta le parole di contrassegno, ch' ei gli aveva dato, scese improvviso nella grotta dei carbonari. Quivi costoro battezzavano quotidianamente il carbone con copia di mezzine di acqua; non mica per. lavarlo dalla macchia del peccato originale, bensì perchè crescesse di peso: onesta pratica, che si costuma anche , adesso; avvegnadio le cose buone una volta scoperte, ragion vuole che tanto presto non si dismettano. I carbonari, quantunque Guido comparisse senza usbergo fra loro, sbigottirono come il Pastore allo apparire di Erminia: senonchè Guido a •rassicuradi incominciò: — Viva San Tebaldo, e chi l'onora. carbonari si guardavano in • viso irresoluti. Però uno, di, essi, CU i tornarono a grado le .sembianze di Guido, riprese:

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