Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

404 REATRICE CkNCI io, qui presso a queste mura dolorose, imparo la ragione per la quale Gesù Cristo annoverò la visita dei carcerati fra le opere di carità fiorita. Guarda bene, é vedrai starsi sopra la porta del carcere la paura che respinge addietro li visitatore, e con labbra tremanti gli sussurra: va via, chè il giudice non ti sospetti complice del carcerato, e te pure imprigioni, sta l' abiettezza che, fatti i conti, trova che dall'albero cadente bisogna allontanarci, per tornare poi quando è caduto à farne provvista di legna dà ardere; sta il rigore dalle viscere di pietra, il quale dissuade ,da sentire pietà dei colpevoli ; perchè per lui l'uomo in carcere è reo, predica sempre meritata la pena, ed infallibile l' autorità; vi è... Ma ahimè! se io volessi. rammentare ' tutte le fantasime., che 'stanno appollaiate su la porta del carcere minacciandò da lungi i visitatori, sarebbe troppa impresa, e per di più fastidiosa; però non reca punto maravig,lia ,se i carcerati •passino ordinarianiente la vita soli. , • • Così alternando malinconici ragionamenti si condussero a casa sul fare della sera. Don Giacomo con la famiglia erasi ridotto nello antico palazzo dei Cènci, e sotto questo tetto abitavano tutti, parte sicuri, parte paurosi, e Beatrice in cuor suo desolata; quantunque non lo desse a divedere, e presaga imperi- dente sciagura. • Alla veglia dei Cènci non manca mai freqUenza di familiari e di amici per la parentela grande che aveva la casata, e la bella rinomanza di cortesia; ma stasera non si è veduto ancora comparire veruno, quantunque le due di notte fossero battute alla torre di nona. I convenuti s' ingegnano a tenere vivo il colloquio, ma soventi accade che la 'preposta rimanga senza rispoàta, e poco si prolungano i dialoghi penosi: il sollazzo diventa fatica; ognuno di loro desidera starsi solo •in colloquio con l'anima sua; ma fatto silenzio, della propria solitudine impauriscono: allora si ode fragoroso lo spensierato folleggiare dei fanciulli, e rabbrividisce come uno scoppio di riso tra i funerali, siechè ritornano con favellii scomposti a divergre l' affannato pensiero. Donna Luisa incomincia: - Orsù, io mi accorgo che questa sera domina fra noi lo umore taciturno: prendiamo P Orlando furioso, e proviamo soflevarci- lo spirito con qualcheduna di coteste maraviglios'e fantasie. — Io per me l' ho a nòia per quel suo costume piuttosto discolo che facile, notò Beatrice; e per 'di più non nii garba quel fare leggiero : leggiamo invece, se vi piace, la Gerusalem- me liberata. — A me Piace., soggiunge breve don Giacomo,.

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