Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

398 • *MATRICE C ÙNCI mente a morte. Di questo . piccola cura prendeva donna CarmiHa, perocché i giustiziati fossero da lei (che si era assunto il carico dell' Arciconfraternita della Misericordia) trasportati con ragionevoli intervalli nella pignatta,. e- -quivi tenuti sepolti finchè non. avessero fatto buon brodo. Quando i polli vennero meno, egli mosse terribilissima accusa contro Giordano. cane di casa:, certo da anni ben lunghi ci gli aveva badato le sue masserizie dai ladri; una volta ancora gli salvò la vita, ma invano; fedeltà e amore, e beneticii fatti lui non iscamparono dalla rabbia del giudice matto: egli ebbe a morire; e di questo anche poco increbbe a donna Carmina, anzi ci ebbe -piacere, daccU il cane fosse vecchio, e per di più aveva perduto un occhio. E poi, si sa, gli anni dei servi quando diventano troppi pei padroni, anche battezzati) e cattolici, formano capo di delitto supremo; e di ciò fanno fede i coloni di certa parte di America, i quali con tranquilla coscienza accusano _gli schiavi vecchi e disutili *al 'Governo di non commessi misfatti, ond' egli gli ammazzi, e in parte, ne rimetta il- prezzo! Morto il cane venne la volta della gatta,. delizia di donna Carmina: se mai visse al mondo gatta incolpevole, proprio fu quella; dopo tanti anni di buona condotta le .si potè imputare un errore solo: rubare un cacio fresco dallo armati° (11). Ahinaè! Anche i santi cascano, e la tentazione superava le forze della gatta; non ebbe rispetto il fiero giudice alla fragilità del sesso), al naturale istinto, alla provocazione del cacio fresco, e al pro, lungato digiuno, dacchè resultava ,dagli atti, che da. bene ventiquattro ore il povero animale era rimasto senza governo: ogni circostanza attenuante rigettò, e come rea di farnulato qualificato da scalata, e colta in fragranti, condannò barbaramente a morte.. Donna Carrnina si gettò ai piedi dello inesorabile, supplicando con molte lagrime la grazia della gatta diletta; il giudice parve commuoversi, e rispose « vedremo », di che racconsolata la donna, pensò poter vivere sicura. Ahi! sicurezza funesta. Un bel giorno levandosi da letto, la prima cosa che le si parò davanti agli occhi fu la gatta impiccata. Quantunque ella avesse l' anima e la vita assuefatte a spettacoli quotidiani di orrore, non resse a quello; ed irrompendo insana con furiosissima ira, empì di ululati la casa e la contrada; di atroci contumelie lacerò il consorte. Per colmo d'ingiuria, quando armata di coltello si fece a tagliare lo infame capestro, e riscossa la salma diletta dal patibolo comporla in sepoltura' onorata il giudice le si oppose risolutamente dicendo, che non si aveva a disturbare l' amministrazione della giustizia: rispettasse costei la veneranda maestà delle leggi;

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