Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

CAP. XXI. - IL MANTELLO ROSSO 317 vedere quel tristo ceffo e maligno a cotesta ora, al raggio obliquo della lampada sopra il moribondo, lo avresti detto il diavolo che stesse al varco per acciuffargli l' anima, e portarsela seco nello inferno. Olimpio apre a fatica gli occhi gravi per morte, e, vista la faccia del biscazziere, gli richiude gemendo. Il biscazziere instava: — Vendetta! Vendetta! — Se vuoi vendicarti, e lo vorrai certo, di don Ilarzio, svela a me , ogni cosa, chè io sono sviscerato del bargello; e prima che la tua anima sia arrivata ( - qui si trattenne alcun poco, perchè gli veniva aggiunto naturalmente - allo inferno; e sostituire paradiso non gli pareva che andasse a dovere: per la qual cosa si tolse d' imbarazzo con un mezzo termine, a modo dei diplomatici -) sia arrivata di là, ti sentirai trottare l' anima di Marzio dietro le spalle. Olimpio non vedeva più, ma sentiva ancora; sicchè acquistando un cotal poco di senso comune, nel punto in cui stava per separarsene eternamente conobbe il mal fatto, e si persuase della ragione di Mgzio: mosse le labbra, e mormorò alcune sommesse parole. - Il biscazziere in ginocchioni, curvo, con ambe le mani appuntellate sopra il selciato della via, aCcosta avidamente l'orecchio alla bocca del moribondo per sentire i suoi detti. Invero egli potè ascoltarli, e furono questi: — Brutto... Giuda... Scariotte. Intanto il biscazziere, per la gran voglia di udire, aveva insinuato la estremità dell'orecchio fra i denti di Olimpio, che stringendoli senza sforzo potè mordergliela. Olimpio spirò, il biscazziere gridò; ed entrambi ,rimasero in atto, quegli di confidare, questi di accogliere un segreto. Recuperato eh' ebbe il suo orecchio dai denti del morto, il biscazziere prese a stropicciarselo piano piano per mitigarne il dolore; poi saltellò velocissimo, in guisa che parve radere la terra, in certo vicolo oscuro posto nel bel mezzo della città; e quivi, senza adoperare cautela alcuna, poiche la notte, diventata profonda, non permetteva che lo potesse vedere persona, battè in modo particolare alla porta segreta praticata nella parte postica cli un palazzo. La porta si aperse, e si richiuse guardinga, e quieta come la bocca della volpe che divora una gallina. Alla dimane, prima che l'alba spuntasse, Marzio fu al molo; e non trovando per quel momento altro legno in procinto di prendere il largo, tranne una tartana la quale faceva vela per Trapani, presto si aggiustò pel nolo col padrone; e già saliva la scala per mettersi in barca, e già era salvo, quando il mantello 48

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