Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

CAP. XX7 NOTTÉ CELLERATA 359 e il mio intelletto fi comprende; ma questo cervello che penSa, questo cuore che soffre, tutto' il Mio ente, che si agita, non- si appaga di sermoni e di sofismi. Poiché la natura infnie nell' II otri o io 'amore, anzi la smania della propria conservazione, tel può averlo legato alla vita, come Cristo alla colonna, per dargli séimilaseicentoseisantasei battiture. •L'uomo ha diritto di essere felice, e nella natura si hanno a trovare faceltà per'diventarlo ; che se così non fosse, l' uomo avrebbe ragione' di volgersi al cielo, e domandare:"« Dio! perchè mi hai creato? » E qdesta domanda umile tornerebbe 'assai piti terribile al trono di. Dio , che la miriàccia di Encelado, o la ribellione di ,Lucifero. Se tali fossero i pensieri, che tennero occupata la mente della donzella finchè stette genuflessa, io non saprei; ma certo doverono essere strazianti, però che quando si rilevò da terra come spossata lasciasse cadersi sul letto. E il sonno le fu meglio amico della veglia. Sognò il mare Jonio là dove il 'cielo e l'acqua sembra 'che vengano a contesa di -limpidezza, di azzurro e di luce; imper:. ciocchè se il cielo ostenta i suoi fuochi di Stelle, le acque sfolgoreggiano di fosforo; e se il cielo si ammanta di nuvole di madre perla, il mare si' vagheggia nel dorso d,ei suoi delfini dalle scaglie di mille colori: gli abitanti dei due elementi paiono colà - bramosi di stringere parentela fra loro; lo smergo e lo alcione scendono a battere l'onda con le ale, e vi si posano in grembo come dentro al nido"; all'opposto i pesci volanti si sollevano descrivendo leggiadre parabole nell'aria con le pinne verdi e ,dorate. Il Creatore volge ' uno sguardo 'al cielo, ed uno al mare ; e vedendoli entrambi stupendamente belli, ride compiacendosi della opera sua: cotesto sorriso si spande dintorno, ed enipie di allegrezza ogni cosa. In mezzo al mare sorge il promontorio di Santa Maura, l'antica Leucade, come un' ara -dedicata allo amore infelice. Quineí soltanto Sàffo, la derelitta, spense nel mare sottoposto l'amore a mi punto e la vita; e le acque memori nei pleniluni sereni lungo le spiagge ricurvé si lamentano in giunto di lira (5). A lei parve trovarsi sopra cotesto scoglio sola, e abbandonata da tutti. Lungi di sotto vedea le vergini oceanine intrecciare carele , e instituire giuochi per la chiara faccia delle

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