Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

338 BEATRICE CNCE per cui fu temuto una volta, e forse anche un presentimento lo' travagllava indistinto, e grave, che lo teneva sbalordito: insomma, non • può dirsi che avesse paura, ma neppure itcoraggio consueto lo Sosteneva. Posizione maravigliosa per sentire le trafitte del dolore; irnpereiocchè da un lato manchi la forza per prorompere, e divertirci in mezzo alla procella dello sdegno, e dati' altro manchi la- stupidezza, che ci rende insensibili ai colpi di ventura. Dovevano essere passate «parecchie ore dacchè ei Si trovava chiuso là dentro, avvegnadio s'impadronisse di lui uno sfinimento che 'gli faceva desiderare qualche ristoro: I bisogni del nostro fisico si fanno sentire anche in mezzo alle tempeste dell'anima: il, pane par cenere, , i1 vino fuoco dentro lo stomaco che li chiede con angosciosi strappamenti, e l'uomo è costretto a nutrire il, cancro che lo divora. Stette un pezzo prima di risolversi a chiamare, però che alla sua fierezza pesasse chiedere la vivanda ai banditi; ma la natura -urgendo, gli fu mestieri piegarsi .a picchiare alla porta. Tocco appena l'uscio gli venne aperto, e ,subito, comparve un garzoncello accorto, che con parola ossequiose, ma che pure sVelavano un senso sottilissimo di scherno; gli disse, che da buon tempo stava di - ftiori aspettando; non avere ardito prevenire la chiamata temendo disturbarlo' nelle-sue meditazioni; ed egli -sapere essere il carcere luogo -adattatissimo - a Meditare. Al, Conte parve-ravvisare il garzone ,e -veramente egli era il sordo-muto della osteria della Ferrata. • — Dimmi, fanciullo, come hai tu fatto a recuperare, la fa- Vella? -- domandò il 'Conte. . -- "Per virtù di Santo Andrea Avellino, il quale si diletta operare per queste parti di miracoli assai. — Se io n'esco,' pensò il- Conte, furfanti, - ve li -darò io i miracoli di Santo Andrea Avellino. La rete è stata tesa da mano maestra; anche Poste d'accordo... Ma dov' è Marzio? Non fosse rimasto ueciso? - Fosse una - trama ordita da lui? Ah !'pot'essi sapere che cosa avvenne di-Marzi!. — Eccellenza, proseguì ìl garzone, se ha cosa da comandarmi rimango; altrimenti non vorrei riuscirle •importuno... • — No, figlio mio; ti. ho chiamato perehè -tu veda portarmi -un po' -da mangiare.. •- - Sub:t), Eccellenza; - e andava.

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