Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

4. 332, BEATIUCE C ì,N,C aveva una oncia„ di zavorra; e ,. imperterrito contro le palle . credeva alle streghe ., 'temeva della jettatura., e senza le cinque o sei medaglie che portava appese al collo egli non si sarebbe attentato giammai Ali passare solo, la notte. Don Francesco, , Orazio, e il garzone, (eh' era tornato a fare da idiota, e a favellare con ammicchi) in compagnia di sei guardie campestri aprivano la caravana ; in mezzo le donne, Bernardino, i servi armati e le bagaglie; dietro altre sei guardie chiudevano la comith a. Beatrice più volte si era affaticata. ad accostare suo padre, più volte .lo ,aveva supplicato con parole., o con, cenni a ,porgerle ascolto: prima di uscire dalla osteria gli .si era .gittata in ginocchio davanti, e gli aveva detto: — Signor Padre. non andate oltre. o siete morto... Marzio... Ma il Conte a cui cotesto nome suonava delitto, e reputando eziandio le continue smanie, della figlia come. .sforzi supremi a sottrarsi dalla imminente prigionia della Petrella , la ributtò con maniere acerbe, ed ordinò che la guardassero, e la .impedissero di ,trascorrere dal . luogo che era stato assegnate). La notte diventò più buia, chè metteva :un' aria, piena di nuvole a strappi, chiamata dai campagnuoli le pecorelle; e a mano a mano che salivano il fresco si faceva mordente;,il, vento zufolava per le fronde degli alberi: si cacciarono su .per l' erta di Bio Freddo alternando' discorsi, e avvertimenti di badare al cammino, che davvero meritava attenzione. Passato Rio Freddo, per la piana del Cavaliere pervennero a Rocca Carenzia. Di qui ripresero a salire, per una viuzza del Monte di Bove , fin sopra la cima., dove videro comparire la luna. Quanto è diverso il primo ,quarto di questo pianeta: , dall' ultimo! Il primo rassomiglia una speranza, l'ultimo uno addio: gli uomini che videro di frequente il primo, bene pensarono a convertirlo in ornato della Diva dei boschi; quelli ,poi che più spesso contemplarono .ne fecero con migliore accorgimento lo attributo di Ecate, la Dea dello inferno. Chiunque, ha contemplato la luna pelle varie sue fasi, per molte notti, ad ore diverse, comprende come possa essere stata salutata a, ragione Dea degli amanti, e dei ladri.. Le tenebre, non che ne fossero rischiarate, sembravano più triste;, e il vento trasportando, le nu7vo1ette spesse, e più o .meno dense, venivano ad alternarsi ora

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