Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

CAP. XVIIh - 110314 309 Stanò l' amara schiavitù: - più felici di noi perocchè lamentassero ad alta voce, e tutti i Giudei accompagnassero i mesti inni con i singulti! A noi è tolta perfino la libertà del pianto. Deh! siissurrate sommessi, onde per avventura il vostro ronzìo non rincresca allo straniero, e vi calpesti 'come i vermi della terra; - gemete sommessi, onde i vostri stessi fratelli non vi denunzino al giudice fratello, e questi vi mandi in prigione o per gli ergastoli, o a morte per amore dello straniero, che gli: dà pane, titoli, e infamia. Addio, cascate di Tivoli invano il vostro Genio tenta abbagliarmi colriride, che mandano gli zampilli dell' acqua rotta su gli orli dello abisso: - voi non avrete gli onori di altri canti. - Addio, flutti' pallidi dell' Aniene, consapevoli dei riti arcani degli Aborigeni; scorrete in pace per la morta campagna: io non vi domanderò se le stirpi andate degli Enotrii degli Ausonii e degl'Itali fossero più o meno infelici di noi sopra questa . terrà dove la mèsse, alimento dell'uomo , cresce per sol- chi pieni di morte; . la vigna, letizia del cuore, per. la costa riarsa del vulcano; la intelligenia, fra i pruni 'della superstizione; la virtù, ysotto il taglio della mannaia. Ahimè! ahimè! Il fegato di Prometeo ùon è 'favola in Italia. — Ma se sarebbe vanità rainffientare glorie vetuste, mi giova tratto, tratto soffermarmi nellar via che percorrono i miei per-; sonaggi , e raccogliere' gli amari pensieri che desta la vista di luoghi famosi per ricordanze lugubri. Il dolore è 'della famiglia dei cancri, e' intende essere alimentato di carne, e della più sensibile del cuore umano. E non sapete voli,' che la creatura può trovarsi ridotta in tale stato da. mettersi con piacere le dita nella piaga, è lacerarla, e vederne, esultando, stillare fino all'ultima goccia il suo sangue? Catone, quando altro noti gli fu dato, si strappò le viscere, e le battè nel viso alla fortuna, come costuinavasi- fare ai traditori. Ecco da questo lato il .campo 'di Marte , che fu podere dì Tarquinio il superbo. Il 'Popolò, nel , globi° della vittoria ne svelse le spighe mature, e le gittò nel Tevere; - i manipoli resistendo al corso delle acque sceme mescolaronsi con la terra, e ne composero l' isola sacra dedicata ad Esculapio , dio della Salute (4)4 Ma quante volte il Popolo seppe rammentare , che i doni dl tiranno si convertono in arsenico dentro le sue vi-

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