Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

CAPITOLO XXIII. R O M A. Or di tante grandezze appena resta Viva la rimembranza ; e mentre insulta Al. valor morto, alla virtù sepulta, Te barbaro rigor preme, e calpesta. TESTI, 4 Roma. Giacomo Cènei • convitato a mensa da monsignore Guerra si ridusse a casa tardi nella notte successiva; e se a donna Luisa quella sua dimora soverchia fu motivo di affanno, il suo giungere non la consolò meglio; imperciocchè egli si dimostrasse pensieroso, e mesto: ricusò vedere i figliuoli; ‘si astenne perfino da badare, come soleva", lo infante; anzi al vagire di quello tramutò visibilmente nella faccia. Postosi a giacere lo travagliarono sogni tormentosi, e fu sentito lamentarsi dicendo: è morto! è morto! Allo . improvviso si svegliò esterrefatto; girò attorno torbidi gli sguardi, e, vistasi la moglie al fianco, l' abbracciò stretto stretto come soverchiato da interna passione, esclamando non senza lacrime: — Quanto era meglio che io avessi cessato di vivere! — Ti penti forse essere tornato nel seno della tua famiglia che ti adora? — gli rispondeva la moglie affettuosissima. — No, Luisa, no; Dio me ne guardi; e ciò nonostante, credimi, -sarebbe stato meglio che io fossi morto... e lo vedrai. — Luisa da femmina discreta tacque, attribuendo cotesto fastidio angoscioso alle commozioni passate; e confidò nel tempo, nelle sue cure, e nelle carezze dei figli per ricondurre la pace nello spirito agitato di lui. In quella medesima notte si partirono da Roma Marzio ed Olimpio provveduti di molta moneta di oro. Cavalcavano due poderosi cavalli; e comunque camminassero senza sospetto d'incontrare per via cosa che fosse al loro andare molesta, pure procedevano muniti di armi pronte a far fuoco. 39

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