Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

268 BEATRICE CÈNCI stino. Forse, chi sa? Dove io vi avessi trovato diversa da quello che siete, vi avrei tenuta di maggior senno, ma vi avrei amata meno. — Ebbene, Marzio , per favore estremo io vi chiedo lasciarmi per breve ora la lanterna, .e .recarmi quanto abbisogna per iscrivere. — Io non voglio omettere di tentare argomento alcuno di salute piuttosto per non avermi a rimproverare di negligenza, che per isperanza che io ne abbia: distenderò un memoriale .a Sua Santità, supplicandola per le viscere di Gesù Cristo che provveda a me come fece a Olimpia. Questo parmi il partito migliore. La fuga con Guido, che immaginai esaltata dalla passione, io riprovo adesso: conosco che desterebbe scandalo; il torto sarebbe mio, e il mondo, ignaro delle cause che mi mossero, confonderebbe la mia deliberazione col volgare amore d' invereconda fanciulla, che sottomette la ragione al talento. Inoltre per cagione mia andrebbe guasto ogni disegno di Guido: sembra che a lui prema tenersi il Papa bene edificato, e tanto basta per amante discreta onde abbia a rispettare la volontà sua. Ogni via ultima di salute sta in questo, che Guido si adoperi a fare pervenire prestamente il memoriale al Pontefice, e ne ottenga risoluzione sollecita. Voi poi, per accendere Guido a non indugiare, gli confiderete quello, che io morirei di vergogna a palesare, non che ad altrui, a mia madre. — No... no... sciagurata! non gli dite nulla... promettetemi, Marzio, che non gli direte nulla. — Farò come volete. Signora Beatrice, date ascolto: per me oggimai nulla temo perchè disposto a uscirmene infra brevi ore di qui, e perchè vostro padre non è tanto astuto che io non lo sopravanzi. Egli mi sospetta, ed i suoi sospetti si convertono in punte di ferro: egli lo ha palesato. La confidenza mostratami stamani è finita per ingannarmi: ad ogni modo non temo. Voi debole, inerme, inoffensiva, dovete troppo più paventare di me: io voglio farvi un dono, che ad ogni estremità possa giovarvi; egli vale quanto noi vogliamo che valga... Eccovi un coltello... — Grazie; quando non mi rimanga altro scampo, con questo sarà più certa la morte,— e meno dolorosa... — Or ora io vi porterò da scrivere; voi mettetevi subito

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