Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

CAP. XV. - L' AMMAZZATA DI VITTANA 249 tardi. Costà nell' armano vi è balsamo e terra sigillata (1); se farà bisogno la medicherai. Marzio s' impadronì destramente delle altre chiavi, chè quella del carcere di Beatrice aveva sottratto mentre il Conte dormiva, e ritornò nel sotterraneo. — Signora Beatrice, tostochè la vide Marzio disse amaramente, ecco i doni che vi manda vostro padre; e levata la lanterna contemplò quella angelica sembianza insanguinata. Compresse un ruggito di sdegno, e quanto seppe meglio amorevole soggiunse: — venite qua — permettete che vi lavi il volto... vi faccio male? — Intanto le andava astergendo le ferite, le medicava con la terra sigillata, e gliele fasciava. Alli! Dio, di tratto in tratto ripeteva, vedi tu queste empietà? E se le vedi, come puoi patirle? Compita l' opera, Marzio riprese a dire: — Fanciulla mia, eccovi i doni che vi manda colui, che chiamate vostro padre — pane ed acqua; io, contro il suo espresso divieto, vi ho aggiunto altri cibi; ma io davvero non so confortarvi a prolungare una vita, che supera ogni più crudele supplizio; — e quello che maggiormente mi trapassa il cuòre è, che da ora in poi io non potrò giovarvi più in nulla, perchè — e qui la voce gli diventava fioca — oggi ho deliberato lasciare casa vostra. — Beatrice declinò il capo come persona tanto sazia di affanno, che ormai, se sente, non sa più lagnarsi dello strale di nuovi dolori. — Guido è morto, e tu mi abbandoni? — E chi vi ha detto, che monsignor Guido sia morto? — Vivrebbe forse? — Vive, e sano e salvo. Beatrice piegò la féccia sopra la spalla di Marzio; ve la tenne lungamente, poi sommessa gli disse: — Guido vive, e tu mi abbandoni? — Ma siete voi che abbandonate voi stessa. Sentite; io voglio confessarvi cosa, che non paleserei a mio padre se tornasse di là dai morti. Io sono entrato in casa Cènci per adempire un voto; e sapete voi qual voto? Quello di ammazzare 32

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