Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

CAP. XIII. - IL TRADIMENTO 229 — Ora vado per la chiave, e ritorno. — E badate a non dimenticarvi del lume. — Lume! Oh per lume non te ne mancherà, se non falla il detto: et lux perpetua luceat eis; - cantarellava il Cènci in suono di requiem, allontanandosi con passi frettolosi. — Pare impossibile! - aggiungeva poi tornato nella sua camera; - e costoro si vantano di sottile ingegno! Qual volpe mai non pose industria maggiore a fuggire la tagliola, di questo bandito? - Ora aspettami, Olimpio; tu puoi aspettarmi un pezzo; perchè se non viene voglia all' Angiolo di aprirti nel giorno del giudizio, io non verrò di certo. Tu imiterai nella morte lo epicureo romano Pomponio Attico, lo elegante amico di Cicerone. Pare che nel morire di fame si nasconda una certa voluttà; imperciocchè 'costui, sentendosi sollevato dalla dieta, volle continuare il digiuno fino alla morte; non gli parendo bene, poichè tanto. cammino aveva percorso per andarsene fuori di questo mondo, rifare i passi per tornare indietro. Se non mi cascava addosso così improvviso, io avrei messo Olimpio in parte da potere osservare gli effetti di questa morte... Pazienza! Sarà per un' altra volta, se Dio mi assiste. Ormai io mi getto in braccio alla fortuna, perchè, considerata ogni cosa, meglio vale un grano di fortuna che uno staio di senno. In guerra, in amore e in negozii , nelle arti stesse governa assoluta la fortuna. lo aveva ordito una trama con filo di senno, e la fortuna me la rompe come fa delle reti il pesce cane; poi di sua propria mano lo riconduce in potestà mia, quasi dolce rimprovero di avere diffidato di lei: e sì che doveva rammentarmi il fatto di Arona quando il capitano Rense minò le mura, le quali per virtù della fortuna andarono in aria, e poi tornarono ad assidersi sopra gli antichi fondamenti come se mai fossero state smosse (2). Sagrifichiamo pertanto un giovenco alla Fortuna, e una pecora alla Sapienza. — Addio, Olimpio, buona notte. Il mio saluto non suona strepitoso quanto quello del birro ; il mio è più placido, ma più sicuro. Dormi in pace, Olimpio; ancora io ho sonno: io ti auguro un riposo uguale a quello dell'uomo innocente - uguale al mio. —

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