Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

CAP. XIII. — IL TRADIMENTO 997 — E tu sei propriamente sicuro, che nessuno ti abbia v&• tinto entrare qua' dentro? — Nessuno. Ma. vói capite che la corte stando alt' erta"; su questi primi bollori è bene- scansarla; - e poi qui in Roma io respiro un' aria di forca, che mi scortica. la gola. . . dava vero non mi si confà. — E mi assicuri non averti "conosciuto persona? — Nessuno — nessuno. O non vedete, che io mi sona travestito da gentiluomo? Infatti Olimpio aveva mutato abbigliamento. — Sta' di buono animo; se la cosa va come tu dici, poco male ci è dentro; Bisogna però provvedere con diligenza, perché i servi non ti hanno a vedere; io non mi fido affatto di loro; :sempre stanno con l' occhio• aguzzo, e le orecchie tese: siamo circondati da spie: essi amano. il padrone come i lupi l' agnello, per divorargli la carne. — Come, neppure di Marzio vi fidate voi? Prima di rompersi egli era sano - dice il proverbio. - Così , così ; ma io l' ho mandato, in villa per faccende. Ti adatterai pertanto ('e vedi che lo lo faccio più per te , che per me) - a starti per questo po' di tempo nascoSto nei sotterranei del palazzo. — Come sotterranei? — Sotterranei, così per dire... Cantine, via; e tu ti trwverai con onorevole, e gradita compagnia quella delle botti.: - io ti autorizzo a spillarle, e a bevere l'oblio dei mali fiochè ti piaccia:'a un' patto solo però, che dopo bevuto tu rimetta lo zipolo al posto. — Quando non si può 'avere meglio, la stakza pet la compagnia. — Tu non vi starai- da. principe, ma neppure. da bandito .;• tr«erai paglia 'in copia; in meno di un' ora ti porterò da mangiare, lume, e certo mio unguento, che ti torrbt dalla ferita ogni' dolore.. Possa io morire di mala molte, se M breve tu sentirai più nulla. Consolati, non tutte le imprese• riescono a salvamento; non la , fortuna, ma la costanza viene a capo di tutto. I Romani dopo la rotta di Canne venderono.

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