Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

214 BEATRICE CENCI — E Marco la cavezza nuova. — Anzi... gran benedetta bestia è quel Marco! - e voi, Verdiana, la benedetta cristiana, perchè ambedue mi porgete océasione di fare un' opera buona. Veronica, la povera lavandaia, ha perduto il suo asino, ed ora se ne sta maninconiosa non sapendo a qual santo votarsi. Ella non può andare a Roma pei panni, e i suoi garzoni non guadagnano più il pane con la carretta. Orsù; datemi una ventina di ducati, che io me ne andrò senza porre tempo fra mezzo a consolare la desolata, e nello stesso viaggio menerò meco i suoi figliuoli, ed il suo cane perchè ci faccia un po' di guardia stanotte. Voi capite, Verdiana, che se il ladro venne pei miei danari, molto più si proverà a tornare pei miei e pei suoi; ed è bene ch' ci sappia, che quaggiù non tira vento buono per lui. E come disse fece il dabbene don Cirillo; nè male gl'incolse essersi armato di provvidenza, imperciocchè durante la notte successiva il cane non cessò mai di brontolare e latrare: in seguito fu pace. Marco diventò vecchio; e il Curato e Verdiana, coni' è da credersi, non ringiovanirono certo. Un giorno il curato, dopo cena, levò la mano, secondo il suo costume quando voleva annunziare qualche solenne novella. Verdiana incrociò le mani sul petto per udirlo più raccolta. Giannicchio si rimase a mezza stanza con un piatto in mano che riportava in cucina, tenendo il corpo rivolto verso la porta e il capo indietro verso il curato per non perdere le sue parole. Don Cirillo incominciò così: — I nostri antichissimi progenitori... — Quanti anni sono?... — Più di millanta . . . . ma non m' interrompete, Giannicchio... — Mandarono in Grecia savii ed avvisati uomini perciò prendessero notizia delle leggi con le quali si governavano costà, essendo predicate dalla fama giustissime e religiosissime, per reggere con rettitudine pari questa nostra contrada... -- Ma Grecia non è paese di Turchi? - Verdiana non in' interrompete. . . In cotesti tempi non

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