Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

CAP. XII. - DELLO ASINO 203 farina del vostro sacco; lasciatemi.fare... se non è nulla, una benedizione di più non . guasta; se fosse qualche cosa... voi in' intendete,- il diavolo vi uscirebbe di corpo. Il curato ebbe un bel gridare; — Verdiana fermatevi! Verdiana, dico! non mi man- date in collera! - La spietata fante lo innaffiò da cap.() ai piedi di acqua benedetta. Eppure il curato si sentiva cruccioso assai meno di quelle che volesse apparire; anzi, in fondo, non gli pareva vero di cogliere un motivo per sottrarsi alla logica persecuzione di Verdiana; però che con voce stizzita disse: Orsù, datemi la lucerna, chè io me ne voglio andare a dormire;, - e raccolti i danari, torbido in vista s' incamminò verso la sua stanza. Verdiana lo seguitò dappresso taciturna, ma non placata. Il curato aperse lo inginocchiatoio, e vi gittò dentro gli scudi alla rinfusa: - poi, con un cenno da disgradarne Agamennone quando inpOne ad Egisto Va, non ti veda il sol novello in Argo, disse, alla fantesca: — Buona notte. Verdiana comprese ottimamente dal suono, che coteste pa- role si avevano a tradurre proprio così: vattene subito. - Si ritirò; ma dall' uscio mezzo chiuso 110,II potè trattenersi di rispondere: Buona notte, Reverendo, buona notte; ma ricordatevi che la farina del diavolo se ne va in crusca, e badate che la. moneta del demonio non vi guasti la moneta di Dio perciò in verità gli scudi che avete Portati a casa puzzano di zolfo un miglio _alla lontana. Il curato le schiuse l' uscio in faccia; si spogliò in fretta, si pose a giacere, e standosene sopra il lato destro incominciò a pensare - vorrei un po' vedere chi pretendesse appuntarmi! Alla promessa io non manco davvero, perciò in chiesa io non ispendo neanche uno, scudo del Cènci ; ma nessuno impedisce, che io sia libero di doilare alla chiesa quanto è di t,:asa,. Forse era meglio non entrare in questo porchereccio,

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