Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

CAP. XI. - LO INCENDIO 193 rava per lei benedizioni e preghiere. Luisa la guardò fisso a sua volta; - vide che le tornavano i floridi colori della salute per la faccia, le scóttature non lasciavano segno v eruno , e la donna ridiveniva bella più che mai fosse stata. Il cuore palpitò alla gelosa impetuosamente nel seno, e sorridendo un colai suo riso amaro la interrogò: — Ma sono io l'unico vostro protettore davvero? — E chi volete che si prenda cura di una povera femmina come sono io, se non voi per vostra carità? — E sì.. .. e sì che la memoria, io credo, non vi aiuta a rammentar bene le cose.... in questo momento. — Ah! voi dite la verità, esclamò Angiolina , facendosi vermiglia come per vergogna di fallo commesso. Signore ! O come possiamo, senza volerlo, diventare ingrati? — Dunque.. .. tu hai un altro protettore? — Un altro protettore, come voi dite, il quale ci ha beneficato assai... . — Sì, eh! E come si chiama egli? — Egli? - Il Conte Cènci. — Cènci? Cènci hai tu detto? Cènci? — gridò Luisa come se l' aspide P avesse morsa nel cuore, e si tacque. Ma l' altra, secondo che la consiglia affetto, e il desiderio di ammendare il fallo involontario, aggiungeva appassionata: — Cavaliere sopra quanti altri conobbi, eccetto voi, compitissimo e gentile. Per lui ci venne restaurata la casa, che, guasta prima dall' acqua, adesso ha distrutto il fuoco: - egli volle che io mi comprassi vesti sfoggiate, - orgoglio di una ora - ed ebbi a toccare da lui solenne rimprovero perchè non lo scelsi compare del mio figliuolo. Luisa si morse le labbra in modo che spicciarono sangue, e la interruppe con aspra voce dicendo: — Basta! E mentre per non tradirsi si allontanava a precipizio, com- battuta da passioni diverse mormorava: — Sfacciata! E nemmeno si rattiene da palesare la propria vergogna. Signore! Ma tu veramente comandi di allevare le serpi che ci mordono il cuore? 25

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==