Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

CAP. I. - FRANCESCO CENCI 19 della stanza di Virgilio, e poi urla con quanto hai di fiato nella gola: —al- fuoco! al fuoco! — Così insegnerò a costoro dor- mire mentre io veglio. — Eccellenza. . . . — Che hai? -- lo non le dirò: pietà del ragazzo che pare ridotto in extremis — Continua .... — Ma la è cosa da mettere sottosopra il vicinato. Conte, il senza punto turbarsi, pose .chetamente la mano sotto al capezzale; e, trattane fuori una pistola, la spiana improvviso contro il cameriere, *che tramutò in volto per terrore, e con voce soave gli disse: — Marzio, (se un' altra volta invece' di obbedire attenterai contradirmi, io ti ammazzerò come un cane: va'. Marzio andò più che di passo ad eseguire il comando. È impossibile descrivere cnn quanto terrore fossero destati le donne e il fanciullo. Balzano da letto, si avventano contro gli usci; ma non li potendo aprire urlano, pregano si dica loro lo accaduto, per amore di Dio aprano, dalla tremenda ansietà gli liberino. Nessuna risposta: spossati tornano a gittarsi Sul letto, travagliandosi per un sonno affannoso. Dopo forse due ore il Conte chiama di nuov,o il cameriere, e lo interroga: — Fa giorno ? — Eccellenza no. Perchè non fa giorno ? . . . Marzio si strinse nelle spalle. 11 Conte tentennando il capo, quasi per irridere se stesso della domanda strana, riprese: E quanto tarderà ancora a spuntare l' alba? — Un' ora. — — Un' ora! — Ma un' ora è un secolo, è úna eternità per chi 'non può dormire, o mio ... sta a vedere, che per 'poco non aggiungeva — Dio. — Dicono il sonno amico dei santi: se questo fosse, io avrei a dormire quanto i sette dormienti insieme ! Che fare adesso? Ah ! spendiamo questo avanzo di notte in qualche opera meritoria; — educhiamo Nerone. —

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