Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

174 BEATRICE CENCI fano miei figliuoli prima che si avvicinino alle porte del paradiso, e rovinale giù nel pianto eterno, e tormentale con i tormenti più atroci, che mai abbia saputo inventare la tua diabolica immaginazione. Che se tu non sapessi trovarne di più, consultami io confido suggerirti nuovi supplizii , ai quali la tua fantasia non arriva. — O Satana! alla tua salute m' inebrio in questo abisso di gioia. Nel mio trionfo trionfa! — Adesso, nobili amici e parenti, non ho più. bisogno della vostra conipaglia; se volete torre commiato da me, siavi concesso; e lascio in potestà vostra andare o restare, senza però donarvi vesta, ne pallafreno (8). -- Costui, pei santi Apostoli, diventò pazzo furioso. — Ah! che io lo reputai sempre perverso da far piangere gli Arigioli.. , . — Dite piuttosto da far digrignare i denti ai demonii — Ad ogni modo è una belva feroce, e bisognerebbe legarlo.... — Sì, bene.... legarlo. . .. leghiamolo. Francesco Cènci, compita ch' ebbe la sua diabolica invocazione, si era posto a sedere placidamente, e con mollette di argento si recava alla bocca alcuni pezzi di treggèa masticandoli a suo grandissimo agio. Quando alcuni dei convitati con gesti minaccevoli gli si strinsero attorno, egli, senza neanche sollevare il capo, chiamò: - Olimpio A quella chiamata uscì fuori il masnadiero, che lo astuto vecchio per .ogni buon riguardo aveva tenuto celato, e seco lui apparvero bene altri venti compagni di sinistra sembianza, vestiti ed armati da bravi. QtAesti circondarono i covitati coi pugnali ignudi, aspettando il cenno del fiero Conte per far sangue. Il Cènci si rimase !Alquanto continuando a mangiare treggèa, e compiacendosi a vedere la paura, che impallidiva tutti cotesti volti: poi si alzò da mensa, e recatosi in mezzo ai gentiluomini con lenti passi, si pose a guardarli stringendo gli occhi malignamente, e non senza riso favellando: Voi altri, che siete dotti, dovreste rammentarvi del festino

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