Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

CAP. VIII. - D1SPE.RA-ZIONE 135 il farsetto; ma, ,come piacque alla fortuna, aveva perduto il pugnale: aggirandosi per la stanza frenetico gli capitò uno di quei stocchi lunghissimi, taglienti da quattro lati, che si chiamavano verduchi (9), e impugnatolo si gittò cieco di furore contro la moglie. Luisa presi in fretta i figli, si pose intornò i maggiori ,. il pargolo si recò al collo, e, caduta in ginocchio dinanzi a/ marito che le veniva incontro, senza battere palpebra disse: — Nudriscilo del mio sangue, dopo che il latte mi è venuto meno. . . carnefice! — 4 Giacomo stette; come persona percossa sul Capo traballò , gittò via lo stocco, e tese smanioso le braccia alla moglie; la quale volgendo altrove il volto esclamò: — No. . . mai. . . Allora Giacomò. ricorse ai figli tutto smarrito, e con senso di tenerezza ineffabile scongiurava: — Deh! figli miei, persuadete voi vostra madre che s' inganna; ditele che l' ho amata sempre, e l' amo. Voi almeno corrispondete al Mio amplesso -- venite al mio seno... consolatemi voi... chè il mio cuore è inebriato d' infinita amarezza. — No — tu hai fatto piangere mamma. — Volevi tirare a mamma — . — Noi non ti vogliamo più bene, cattivo. . . — Va via: -- va via.., gridarono a coro i tre fanciulli. — Va via? Sta bene: I miei figli mi scacciano dal seno loro... mi bandiscono dalla mia casa — andrò. — Ma tu almeno ,, soggiunse Giacomo volgendosi al fantolino che Luisa aveva riposto nella culla, — innocente creatura, che gli uomini non hanno ancora potuto avvelenare . tu che sentirai vergine il grido della natura, ricevi il mio amplesso, e tienlo come la unica eredità che possa lasciarti il "tuo padre infelice. Il bimbo, spaventato dal sembiante sconvolto e dagli atti concitati di lui, sollevò ambedue le manine facendosene schermo al viso, e mandando fuori strilli di paura. Giacomo si

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