Achille Gennarelli - Sopra un'allocuzione e una lettera enciclica di Sua santità

- 42che deve, perclaè, messosi per se stesso fuori del dritto comune, ha dichiarato essere impossibile e inaccettabile il suo governo, perché le monarchie patr imoniali appartengono agli assurdi c sono oggimai un anacronismo, c perchè i popoli han dritto ad essere governati, uon con la ragione canonica , ma con quella delle nazioni civil i. Fino a questo punto noi abbiamo dimostrato che la ventiduesima sess ione del Concilio di Trento non ha alcuna relazione col dominio temporale dei papi; che la Chiesa non ha mai sostenu to la necessità di questo dominio; che alla indipendenza del Papa e al libero esercizio del suo ministero basta un piccolo territorio neutralizzato, c garan tito da tutte Ie· potenze ca ttoliche ; che la 1·inunzia al r egno terrestre , già causa di tanti danni al papato , riuscirà a beneficio e gloria della religione ; che i Papi possono rinunziare a tuttociò che è mondano, senza mancare alloro dovere , anz i adempiendolo. Risponderemo ora alle altre difficoltà accampate negli atti pontificii che stiamo esaminando; e guardando alle condizioni delle provincie romane , vedremo quali esse sieno e se il Principe o i popoli sieuo dal lato del torto. U Pontefice potrebbe difendere il suo principato c ivile • sostenendo che Ja più eletta e la più numerosa parte dei suoi sudditi desidera di esser governata dalla S. Sede. E forse a questo accenna quando chiama pochi c fa ziosi gli avversatori della temporale sua potestà. A ciò possiamo rispondere coraggiosamente, sostenendo e provando che la quasi urranimità degli italiani abitanti le provincie romane , subiscono con la forza , ma odiano profondamente il governo clericale di Roma. Nel 1831 , apparsa appena sul cielo di Francia una speranza di risorgimento , proclamato

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